ROMA «Li metterò spalle al muro, così non si può andare avanti». Giorgio Squinzi apre il fuoco sui sindacati ma non solo. Campo di battaglia la riforma della contrattazione, il cui modello è scaduto nel dicembre scorso. Il presidente di Confindustria, che in serata ha incontrato i leader di Cgil, Cisl e Uil (sul tavolo anche la questione del salario minimo), nelle ore precedenti li aveva presi di mira invitandoli a cambiare strada. «Stiamo correndo un grave rischio», ha avvertito il numero uno di Viale dell’Astronomia dal palco dell’assemblea Ucimu, convinto che «se il sindacato non si dà una mossa e non si adegua ai ritmi dell’economia globale, rischia enormemente». Secondo il giudizio di Squinzi, le organizzazioni sindacali «sono fatte di pensionati e di categorie protette». E, come esempio della loro scarsa rappresentatività nel mondo del lavoro, ha indicato Mapei, la sua azienda, dove i «sindacati raccolgono solo il 14% di tessere vere». L’obiettivo di Squinzi, dunque, è «trovare insieme soluzioni per evitare l’intervento del governo che sarebbe drammatico per il sindacato perché equivarrebbe alla sua fine». Il leader degli industriali ha ricordato di aver fatto «un importante accordo sulla rappresentanza due anni fa», ma «non siamo ancora riusciti a scrivere il testo interpretativo», ha puntualizzato. Con la stagione dei rinnovi contrattuali ormai dietro l’angolo, Squinzi ha chiesto di «mettere ordine nelle regole della contrattazione», preservando la centralità del contratto collettivo nazionale, che «al contempo deve favorire le condizioni affinché la contrattazione di secondo livello sia virtuosa» per affrontare nodi come «produttività, redditività e competitività».
I RISCHI
Nei suoi ragionamenti, Squinzi ha coinvolto anche il governo che «ha preso di mira i sindacati e anche la nostra associazione come corpi intermedi da eliminare». Un metodo che non piace a Confindustria. La quale, tuttavia, ha «una capacità di interloquire diversa» con Palazzo Chigi. Tant’è che, ha punzecchiato Squinzi, «al di là del fatto che il presidente del Consiglio non è venuto alla nostra assemblea, abbiamo un colloquio continuo e cerchiamo di confrontare le nostre visioni». Allo stesso tempo, rimaniamo «vigili», perché «a fronte di provvedimenti corretti, c’è sempre il pericolo che da altre parti arrivino cose, come la class action». «Se è per rinnovare i contratti, sono mesi che la Uil sostiene che il 2015 deve essere l’anno dei contratti: Squinzi sfonda una porta aperta» ha replicato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. No comment dalla Cgil, da cui è filtrata però irritazione per delle dichiarazioni considerate poco equilibrate.