L’ultimo fronte della battaglia sul futuro del Gran Sasso è tutto in una lettera che ieri gli ambientalisti hanno sbandierato come un loro successo, ma che il sindaco Massimo Cialente si è affrettato a ridimensionare. Sembra quasi di assistere a ciò che ha fatto il Parco con il progetto di ammodernamento della seggiovia delle Fontari: bocciatura secca dell’organo scientifico, approvazione di quello politico. Stavolta nel mirino c’è il ministero dell’Ambiente e una lettera inviata ieri proprio al Parco in cui, dicono gli ambientalisti, vengono confermate le tesi dei tecnici. Ovvero che in sostanza non si tratta di una semplice sostituzione ma di un nuovo impianto vero e proprio che crea problemi ad habitat naturalisti di interesse comunitario e, dunque, si rischia un contenzioso con l’Europa.
IL GIALLO
Stefano Allavena, rappresentante delle associazioni ambientaliste in seno al Consiglio direttivo del Parco, ieri in conferenza stampa ha mostrato la lettera (ma non diffondendola), leggendone alcuni passaggi e sostenendo che «il Ministero ha fatto proprie le nostre tesi». Sdegnata, invece, la replica che Cialente ha affidato a Facebook: «Il Ministro non ne sa niente, è opera di un dirigente. Per le nuove Fontari c’è interesse pubblico». Il Parco, a cui è stata recapitata la missiva che chiede di sospendere la delibera con cui è stato dato parere favorevole al progetto, si riunirà oggi per un direttivo straordinario convocato dal presidente uscente Arturo Diaconale, che potrebbe restare in sella per altri 45 giorni in regime di prorogatio. Insomma, grande è la confusione sotto il cielo, ma a differenza di quanto sosteneva Mao la situazione è tutt’altro che eccellente.
LE POSIZIONI
Gli ambientalisti ieri, in conferenza stampa, hanno detto la loro. Ha cominciato Enrico Perilli, Rifondazione: «Sostenere che a causa nostra si blocca tutto è una balla. La discussione è viziata da un presupposto: è stata bandita una gara d’appalto (con buste ancora chiuse dopo un anno e mezzo, ndr) senza avere un progetto definitivo approvato. Chi l’ha fatto deve prendersi le sue responsabilità: la gara va annullata. Non siamo contrari alla sostituzione della seggiovia, ma al progetto proposto che ha costi economici e ambientali notevolissimi». Alla conferenza c’era anche Dino Pignatelli, e non per le sue posizioni ambientaliste, quanto perché progettista di un impianto che, a quanto è stato detto ieri, risolverebbe i problemi.
LA SOLUZIONE
«Il progetto che che ho proposto prevede una leggera traslazione dell’impianto, di una decina di metri, e fu già approvato nel 2003 in conferenza dei servizi. Quello di cui si parla ha notevoli criticità sotto il profilo della sicurezza, è difforme dal piano d’area, non risolve i problemi legati al vento, sarebbe contrario alle norme di sicurezza sul numero di presenze nella stazione di valle. E poi non è vero che senza la sostituzione della seggiovia delle Fontari la stazione dovrebbe chiudere: ci sono due anni di tempo per decidere». Giovanni Cialone ha ricordato che il Parco c’entra poco nella vicenda visto che l’intera area è sottoposta a Zps (zone protezione speciale) e Sic (sito interesse comunitario) che impongono iter precisi. Infine Daniele Valfrè di «Salviamo l’orso» ha detto senza mezzi termini che lo sviluppo che vorrebbero gli ambientalisti per l’area è legato a ippovie, sentieristica, rifugi e non all’impiantistica per lo sci.