L’AQUILA «Il problema va sollevato a livello nazionale. Sia il governo a dire se sul Gran Sasso si vuole lo sviluppo, oppure la conservazione». Sulla questione della nuova seggiovia delle Fontari, il presidente del Parco Gran Sasso Laga, Arturo Diaconale – la cui nomina è stata prorogata tecnicamente di 45 giorni – auspica un intervento dall’alto. Lo fa nel giorno in cui il consiglio direttivo dell’ente risponde con una delibera alla lettera del ministero dell’Ambiente, che ha sospeso il progetto per la realizzazione del nuovo impianto a servizio della stazione sciistica di Campo Imperatore. La replica è chiara: «L’opera viene ritenuta di rilevante interesse pubblico». Quindi, va fatta. Questo almeno il parere dell’organismo presieduto da Diaconale: «Intanto, abbiamo chiarito al ministero che le vie burocratiche delle autorizzazioni camminano autonomamente. E passano attraverso il parere scientifico del Parco, ma anche quello del Comune e successivamente della Regione. Come consiglio direttivo» sottolinea Diaconale «non possiamo entrare nelle valutazioni tecniche». L’ufficio tecnico del Parco, lo ricordiamo, ha espresso un parere negativo all’opera. Ma Diaconale analizza la vicenda più a fondo: «Intanto ci troviamo di fronte a un’opera di rilevante interesse pubblico. Ma anche di fronte a una situazione paradossale: infatti, il ministero delle Infrastrutture, attraverso Invitalia, ha deciso di investire notevoli risorse per il rilancio di un territorio colpito dal sisma. Le amministrazioni locali, capeggiate dal Comune dell’Aquila, perseguono lo stesso obiettivo. A questo punto» suggerisce Diaconale «spetta al governo decidere se possa essere prevalente l’interesse pubblico, manifestato dal ministero delle Infrastrutture, oppure quello ambientale, rivendicato dal ministero dell’Ambiente». Il presidente del Parco fa riferimento anche a problemi di sicurezza pubblica: «L’attuale impianto delle Fontari presenta delle forti criticità, che possono portare anche a seri rischi per gli utenti. Tutti conoscono le condizioni climatiche particolari del Gran Sasso, e più volte la cronaca ha registrato i cosiddetti scarrucolamenti della linea di risalita. E se dovessero esserci incidenti gravi?». E c’è anche un’altra contraddizione: «Nel 2002 l’allora consiglio direttivo del Parco ha approvato la sostituzione della seggiovia Scindarella: ebbene, in realtà il percorso è stato modificato e allungato. Perché ora non si può fare? Infine», conclude Diaconale, «va risolta una questione politica di fondo: se i consigli direttivi dovessero solo ratificare i provvedimenti tecnici, allora non avrebbero più ragione di esistere».