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Data: 11/07/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Industria e lavoro, parte la ripresa. L’Istat segnala un aumento della produzione del 3% a maggio trainata dall’auto: +55%, ottava crescita consecutiva a due cifre.

Stipulati 185.000 nuovi contratti ma sono quasi tutti a tempo Fra gli analisti c’è chi ipotizza una crescita dell’1% del Pil 2015.

ROMA Il Pil italiano del 2015 “rischia” di crescere più del previsto e forse di arrivare a quota +1% rispetto al +0,7% indicato l’altro ieri, con una stima al rialzo, dal Fondo Monetario Internazionale. L’1% di quest’anno tra l’altro preparerebbe la strada ad una crescita ben più forte nel 2016 e dunque ad un diverso scenario per i conti pubblici che beneficerebbero di un incremento discreto delle entrate fiscali. Questa è la novità ”letta” dai principali centri studi italiani nei dati economici emersi ieri. Dati discreti sull’occupazione, con un aumento di 185.000 contratti d’assunzione a maggio (in gran parte a tempo determinato) indicato dal ministero del Lavoro e di 152.000 contratti stabili nei primi cinque mesi del 2015 segnalato dall’Inps. E dati che diventano ottimi sul fronte della produzione industriale che a sorpresa è aumenta a maggio del 3%. Una roba che non si vedeva dal 2011.
A trainare il boom dell’industria è l’auto con una crescita mensile (l’ottava consecutiva a doppia cifra) del 55% della produzione dovuto all’impennata dell’export verso gli Usa delle Jeep Renegade e delle Fiat 500X prodotte nella fabbrica Fiat di Melfi, l’unica in Europa a lavorare sette giorni su sette.
E’ importante notare che non si tratta di cifre ”isolate”. I dati di ieri confortano l’ottimismo che circola fra gli analisti da qualche settimana a questa parte, dopo che l’Istat ha diffuso i dati sull’andamento dei consumi e quelli dell’import-export. Questi due ultimi indicatori alla fine di giugno hanno segnalato due elementi positivi.
DUE LEVE
Primo: un insperato aumento degli acquisti delle famiglie (+0,7% ad aprile) con incrementi che non si vedevano da 24 mesi. Secondo: una crescita del 16% circa nei primi quattro mesi del 2015 (incremento non episodico dunque) sia delle importazioni di beni strumentali, ovvero di macchine utensili che servono alle imprese per incrementare la loro produzione, sia di quelli che l’Istat definisce “beni durevoli” ovvero di acquisti di automobili o elettrodomestici da parte delle famiglie.
«L’economia italiana era finita in una buca ma ora come minimo ne siamo usciti», è l’efficace sintesi informale formulata da un analista di Bancaintesa. Sintesi tecnica sulla quale fanno leva l’entusiasmo del premier Matteo Renzi che ieri è tornato a sottolineare a più riprese la ”giustezza della strada delle riforme” e dal pacato ma pesante giudizio comunicato dal ministero dell’Economia: «In particolare l’incremento della produzione industriale sembra indicare un punto di svolta». Il Centro Studi Confcommercio si spinge poi a parlare di crescita annua superiore all’1%.
I DETTAGLI
Ma veniamo ai dettagli dei dati di ieri. Sul fronte dell’occupazione il ministero del Lavoro ha diffuso le cifre di maggio sui contratti attivati. Complessivamente si tratta di 185.000 posti in più (934 mila attivati e 749 mila cessati), gran parte dei quali sono però a tempo determinato. I nuovi contratti ”fissi” del mese, infatti, equivalgono alle cessazioni. Tuttavia le attivazioni a tempo indeterminato sono state circa 179 mila, con un'incidenza del 19,2% sul totale: una crescita sensibile rispetto alle 133 mila del maggio 2014 (+46 mila quindi), quando l'incidenza dei contratti “stabili” era al 14,9%.
Ma i colori si fanno un po' più grigi se si considera, come detto, che il ministero ha censito 179 mila cessazioni. Per spiegare la crescita complessiva dei contratti bisogna guardare allora al tempo determinato, che ha visto 643mila attivazioni (erano 632mila nel maggio 2014), ma soltanto 458 mila cessazioni, per un saldo positivo come detto di 185 mila nuovi contratti. Sempre sul lavoro l’Osservatorio del precariato Inps hasottolineato che nei primi cinque mesi del 2015 sono aumentati rispetto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato (+152.722). Aumentano anche i contratti a termine (+51.270) mentre diminuiscono le assunzioni in apprendistato (-19.021).
LE PREVISIONI
Da segnalare, infine, sul fronte dell’industria che il Csc (Centro studi di Confindustria) stima per il secondo trimestre un aumento della produzione industriale dello 0,8% rispetto al periodo precedente, «il più alto da fine 2010». Per giugno, invece, il Csc calcola un calo dell'attività dello 0,2% su maggio. La tendenza per l'estate si prefigura positiva. Per i direttori acquisti (indagine Pmi Markit) a giugno gli ordini continuano ad aumentare, trainati, udite udite, dalla domanda interna.

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