La svolta, all’Atac, ha una data precisa: il 22 luglio. Quel giorno, mercoledì della prossima settimana, l’assemblea dei soci dovrà approvare il bilancio dell’azienda di via Prenestina. Dopodiché, l’amministratore delegato Danilo Broggi potrebbe legittimamente considerare concluso il suo compito, che ha permesso «agli autobus di continuare a passare alle fermate», per dirla con Guido Improta, dimissionario assessore capitolino alla mobilità. Evitando, in soldoni, il fallimento dell’azienda del trasporto pubblico romano. Notizie ufficiali ancora non ce ne sono, ma è evidente la fiducia che il Campidoglio ripone nel nuovo direttore generale Francesco Micheli, nominato due mesi fa dopo una selezione tra 149 candidati, che potrebbe vedere ulteriormente rafforzata la sua posizione al vertice dell’Atac.
IL VERTICE
Già oggi il direttore generale ha la responsabilità di tutte le aree gestionali e di business dell’azienda. Broggi, dal canto suo, lascerebbe la municipalizzata in contemporanea con Improta, con cui ha lavorato a stretto contatto negli ultimi due anni. Micheli, che vanta dalla sua un notevole curriculum, è stato anche il primo dirigente dell’azienda a esporsi pubblicamente contro lo “sciopero bianco” dei macchinisti della metropolitana. Parlando, in un’intervista al Messaggero, della necessità di «cambiare decisamente registro» in azienda e della possibilità di denunciare «per interruzione di pubblico servizio» chi dovesse continuare a creare disagi ad arte per i cittadini: incarico, quest’ultimo, che gli è stato affidato direttamente dal sindaco Ignazio Marino. Micheli non assumerebbe formalmente l’incarico di amministratore delegato, ma resterebbe direttore generale, aggiungendo però tutte le deleghe operative attualmente in capo a Broggi.
MENO POLTRONE
Il ruolo di amministratore delegato verrebbe così accorpato a quello di presidente, ma resterebbe una carica poco più che formale, lasciando tutta la macchina aziendale in mano al dg. Resta da capire se la presidenza resterà a Roberto Grappelli, nominato dalla precedente amministrazione e poi confermato da quella attuale. Micheli dovrà imprimere subito un’accelerata al piano industriale 2015-19: continuerà la riduzione dei dirigenti (attualmente ce ne sono una sessantina in carica) e lo spostamento del personale dagli uffici verso il lavoro su strada. «Abbiamo avviato un passaggio graduale di amministrativi verso i servizi di validazione e controllo dei biglietti - ha detto Micheli nella recente intervista - I validatori sono saliti da 140 a oltre 500, ma i numeri sono destinati a crescere ancora». Ma per dare un senso della svolta, bisognerà migliorare anche il servizio. E di molto.