L’AQUILA - Resta un miraggio la concretizzazione della “Regione facile” e a volte “facilissima” che un anno fa voleva imporre alla svelta il neo eletto presidente, Luciano D’Alfonso, varando un’epocale riforma della macchina amministrativa e snellendo l’esasperante burocrazia.
Niente da fare. Dodici mesi dopo, la riforma è stata approvata e le caselle dei capi dipartimento, almeno in parte, sono state colmate, ma sempre a fatica, tra rinunce dell’ultimo momento, promesse di ‘grandi firme’ mancate, sostituzioni, interim prolungati nel tempo e così via.
E gli incidenti di percorso non sono mancati. Il caso di questi giorni è la nomina di una dirigente stimata ma dichiaratamente di centrodestra, Carla Mannetti, a occupare la terza pedina dei collaboratori a chiamata diretta del presidente, quella che sulla carta era riservata all’ex consigliere dem Claudio Ruffini, vincolato qualche mese ancora dalle tagliole della legge Severino.
È un incarico a termine, 2 mesi per la ex presidente della Saga, società di gestione dell’Aeroporto d’Abruzzo e prima ancora ex direttore dei Trasporti, ma ha destato scalpore tra i corridoi di palazzo Silone, anche perché accompagnato da un encomio la cui assegnazione si è dovuta ampliare in fretta e furia ad altri meritevoli per evitare una rivolta.
La Mannetti, che ha firmato il contratto venerdì, fino a ora non ha mai partecipato ai summit dei più stretti collaboratori e domattina farà il suo esordio in un vertice alle 8.30 per parlare di queste e altre tematiche.
Quello che si sa, per ora, è che le è stato fatto il contratto di quel tipo perché l’unico posto disponibile rimasto per un rapporto fiduciario, cioè a chiamata diretta. D’Alfonso l’ha apprezzata e vuole testarla, si vedrà a fine agosto.
Ma l’impasse nella rinnovata macchina burocratica è aggravata dalle continue fughe dei capi dipartimento e altri dirigenti.
“Insider” puntuale dei movimenti nello scacchiere è il consigliere di opposizione Mauro Febbo, che oggi denuncia due nuovi casi.
A lasciare la squadra potrebbero presto essre Giuseppe Savini, direttore degli Affari della presidenza, in malattia in attesa di tagliare la corda, e Barbara Becchi, fedelissima di D’Alfonso, collocata nella sua segreteria e da poco nel Consiglio di amministrazione di Saga.
Da quanto appreso da Febbo, entrambi sarebbero stati trattati a pesci in faccia dal governatore in pubblico durante un importante vertice ministeriale.
Fonti regionali confermano la versione di un diverbio, più precisamente di un attacco di D’Alfonso. Nel weekend i telefoni sono rimasti spenti e questo è un fatto simbolico nel “regime” D’Alfonso, dove tutti devono essere sempre raggiungibili e una riunione di Giunta si può tenere pure mentre gioca l’Italia ai Mondiali.
Ci sarebbero, comunque, stati scambi di email tra il presidente e gli insorti, dagli esiti imprevedibili. Lo scenario è fluido, tanto che se ne parlerà lunedì mattina nella già citata riunione convocata pure questa in orario tipicamente dalfonsiano, alle 8.30.
Defezioni che, riassume Febbo, si vanno ad aggiungere a quelle dei capi dipartimento Di Biase e Cipollone, del manager della Asl Lanciano-Vasto-Chieti Francesco Zavattaro, del direttore della Saga Piero Righi, del presidente commissario del Consorzio industriale Gabriele Gravina e a quelle rinviate al 31 dicembre 2015 del presidente della Tua, il magnifico rettore Luciano D’Amico.
Per concludere, ci sono anche le contestazioni del sindacato dei dirigenti, la Direr, che denuncia assenza, a distanza di due settimane, degli atti deliberativi adottati per il conferimento dei nuovi 51 incarichi dirigenziali della Regione Abruzzo; le nomine dei capi dipartimento prima ancora che fossero stabilite le specifiche deleghe di ciascun settore; il ricorso all’ingaggio di dirigenti esterni senza programmazione del fabbisogno e senza tenere conto che a breve arriveranno i dirigenti delle Province a cui sarà necessario garantire un posto.
E il miraggio della “Regione facile” si allontana sempre di più. Alberto Orsini
MANNETTI RIPESCATA A SORPRESA MA INCARICO A TEMPO
Inciucio, audace trasversalismo o fiducia che non guarda al colore politico, ma alla competenza?
Forse niente di tutto questo visto che, almeno per ora, l’intesa tra il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e il dirigente esterno dell’ente, Carla Mannetti, che politicamente ha alle spalle una vita nel centrodestra, ha la durata solo di un paio di mesi.
Ma il sodalizio a tempo, sancito a sorpresa, ha provocato lo stesso non pochi malumori in casa del Partito democratico che vede D’Alfonso come la punta di diamante in Abruzzo.
Si saprà alla scadenza del bimestre se la nomina alla poltrona di dirigente coordinatore della struttura di segreteria dell’ufficio di diretta collaborazione del presidente, l’unico fiduciario a disposizione, sarà confermata definitivamente.
Per ora il contratto è finalizzato al compimento, come sottolineano fonti vicine al presidente, di importanti pratiche nel settore trasporti e infrastrutture che la Mannetti non ha terminato come dirigente in base al contratto che le è scaduto il 30 giugno scorso.
Un incarico ereditato dalla precedente Giunta Chiodi che l’ha confermata alla direzione dei Trasporti per 3 anni, con la conseguenza che, quando sono decaduti i direttori a seguito della riforma che ha introdotto i capi dipartimento, la Mannetti è restata dirigente di quel settore.
D’Alfonso, però, sarebbe stato colpito dalle capacità e avrebbe così deciso di mettere da parte la solita liturgia dello “spoil system”, la sostituzione dei vertici al cambio di maggioranza, per una donna dalla cristallina carriera politica e amministrativa di destra, fedelissima dell’ex presidente della Regione, Giovanni Pace, Alleanza nazionale, di cui è stata capo di gabinetto, e poi nella passata consiliatura, del presidente, Gianni Chiodi, durante il cui mandato, da dirigente esterno, è diventata direttore dei Trasporti nell’aprile del 2009, e ancora dal maggio 2010 al novembre 2011 presidente della Saga, la società che gestisce l’Aeroporto d’Abruzzo.
È stata anche candidata per il Popolo delle libertà alle regionali del 2008. Grande tessitrice alle elezioni comunali dell’Aquila del 2012 della candidatura extra-Pdl di Giorgio De Matteis alla fascia tricolore con uno schieramento misto civico-politico, e data ora da qualcuno come possibile candidata sindaco sempre dell’area politica di Gdm alle future votazioni 2017.
Alla luce di questa carriera dichiaratamente da una parte, in molti avevano pronosticato il suo declino con l’avvento del centrosinistra in Regione.
Nulla di più errato. Decaduta da direttore con l’insediamento dei nuovi capi dipartimento, scaduto il suo contratto da dirigente a fine giugno, è arrivata dopo poche ore la nomina di D’Alfonso.
Per di più nel “cerchio magico” del presidente, al fianco di Vincenzo Rivera, capo della struttura di coordinamento e raccordo istituzionale, e Fabrizio Paolini, capo della struttura di supporto politico-amministrativo. Un coordinamento al quale, però, a oggi la rossa ancora non partecipa.
Proprio quel coordinamento, ricordano con un pizzico di sarcasmo gli esperti di cose regionali, è stato inventato dall’ex presidente socialista della Regione, Ottaviano Del Turco, che aggiunse anche la figura del segretario generale, fatta su misura del suo fedelissimo, Lamberto Quarta. E contro quest’ultimo la Mannetti, nella sua attività politica, lanciava strali.
Il posto occupato pro tempore dalla Mannetti è lo stesso che era stato lasciato in stand-by per Claudio Ruffini, ex consigliere del Pd, per ora semplice funzionario, seppure con la carica di segretario particolare, che deve attendere, in base ai dettami della legge Severino, 2 anni per far decadere l’incompatibilità con quella carica.
Ma appunto per lei sarà un’esperienza a tempo, fino al 31 agosto. E anche una faticaccia, per di più nella calura estiva.
In una lettera in cui il presidente chiede al servizio risorse umane di predisporre la nomina, si spiega che sono per lui necessarie le sue competenza maturate come direttore e dirigente dei Trasporti.
In particolare, scrive D’Alfonso, “bisogna assicurare nell’ottica della continuità, l’ingresso del sistema Abruzzo nei corridoi della rete Transeuropea dei Trasporti (Ten-t), occorre inoltre garantire lo svolgimento di tutte le attività connesse ala strategia della macroregione adriatica Ionica”.
“Infine - ricorda il presidente - sono in iter di approvazione i piani regolatori portuali di Pescara e Ortona”.
Se reggerà o meno questa strana coppia all’interno del cerchio magico del padre padrone del centrosinistra abruzzese, si saprà dunque tra meno di un paio di mesi. Filippo Tronca
FEBBO: “VIA TUTTI, D’ALFONSO SCHETTINO POLITICO”
“Altro giro, altro abbandono della nave di Luciano D’Alfonso che continua a perdere pezzi importanti. Nelle ultime ore infatti ha lasciato il suo posto anche Giuseppe Savini, direttore degli Affari della presidenza”.
È quanto dichiara il presidente della commissione di Vigilanza del Consiglio regionale, Mauro Febbo (Forza Italia).
“Secondo ‘voci di corridoio’ Savini non avrebbe gradito il trattamento ricevuto dal presidente nel corso di una riunione ministeriale di giovedì scorso - svela - Avrebbe deciso, quindi, di mettersi in malattia, per riflettere probabilmente, decidendo poi di fare la valigia”.
Ma non basta perché, da quanto riportato dal forzista, “sempre nel corso dello stesso incontro a Roma anche Barbara Becchi, fedelissima di D’Alfonso, collocata nella sua segreteria e da poco nel Consiglio di amministrazione di Saga, si sarebbe molto risentita, sempre secondo fonti ben informate, per alcune considerazioni a lei rivolte dal presidente della Regione”.
“Per questo ha deciso di abbandonare il suo posto, anche perché, oltre ai motivi legati al troppo stress e ai continui contrasti con il ‘capo’, sempre secondo ‘voci di palazzo’, ci sarebbe il non gradimento per il trattamento riservato a Carla Mannetti da poco insignita di un encomio”, prosegue.
Per Febbo, alla luce della sfilza di defezioni “si va disegnando in questi mesi un quadro desolante e preoccupante con questi continui abbandoni che fanno riflettere sul modo in cui la Regione viene amministrata da D’Alfonso e i suoi. Altro che Regione “Facile e Veloce”! - esclama - È passato oltre un anno dall’insediamento e la struttura amministrativa è ancora senza dirigenti”.
Questo, nonostante, sempre secondo l’insiding di Febbo, “da ben 15 giorni esistano delibere nascoste e segregate di individuazione di nomine (ma si preannunciano decine di ricorsi) e non vengano nominati i capi dipartimento (vedi ulteriore comunicato della Direr, sindacato dei dirigenti regionali)”.
“Il ‘comandante’ D’Alfonso ci aveva promesso una barca affidabile che viaggiasse a vele spiegate, mentre oggi siamo di fronte a un’imbarcazione instabile che fa acqua da tutte le parti con conseguenti e preoccupanti sbandamenti e lui ormai un nuovo Schettino (politicamente)”.