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Pescara, 24/11/2024
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Data: 14/07/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, 10 macchinisti sotto accusa. Dall’entrata in vigore dell’obbligo di timbrare il cartellino è quadruplicato il numero di treni fermi per presunti guasti. L’azienda apre i procedimenti disciplinari per i responsabili dei disservizi in metropolitana: rischiano fino al licenziamento.

Dopo i disagi, arrivano le sanzioni. L’Atac ha ufficialmente messo sotto procedimento disciplinare dieci macchinisti per i rallentamenti delle ultime due settimane sulle metro A e B e sulla ferrovia Roma-Lido. Sono accusati di interruzione di pubblico servizio, un’ipotesi che, se confermata senza attenuanti, potrebbe portare anche al licenziamento. L’azienda dei trasporti ha presentato anche un esposto in Procura, che si aggiunge a quello dei consumatori.
L’ANOMALIA
Ad impantanare la metropolitana, secondo l’inchiesta interna, sarebbe il boom di treni che, a inizio corsa, vengono dichiarati guasti dai macchinisti durante le manovre di prova. A partire dal 1 luglio - quando per i conducenti è entrato in vigore l’obbligo di timbrare il cartellino con il badge elettronico - i convogli «scartati» per malfunzionamenti sono triplicati rispetto a quelli mandati in rimessa nel mese di giugno. Addirittura quadruplicati rispetto alle prime due settimane di luglio 2014. Un’anomalia evidente, che gli ispettori dell’azienda collegano alla volontà di alcuni macchinisti di mettere in atto una sorta di “sciopero bianco” per contrastare le nuove misure di controllo elettronico della presenza in servizio.
STOP SOSPETTI
Mercoledì scorso i tre sindacati confederali hanno firmato un accordo con l’assessore alla Mobilità Improta e il direttore generale di Atac, Francesco Micheli. Ieri c’è stata una riunione per definire gli aspetti tecnici. Ma evidentemente l’intesa non ha convinto tutti. E la protesta continua: anche ieri è stata una giornata di caos e disagi sulle prime due linee metro e sulla ferrovia per Ostia. L’unica a non avere avuto rallentamenti è la metro C, che non a caso viaggia con i moderni treni driverless, senza conducente.
Gli strumenti per rallentare le corse, ai macchinisti, non mancano. Basta una spia spenta in cabina o la suoneria di un’allarme giudicata troppo bassa per dichiarare il treno «guasto» e rimandarlo in deposito. Il parco mezzi di metro A, B e Roma-Lido è molto datato, in tanti treni è facile trovare un difetto, a volte marginale. Alcuni conducenti però avrebbero esagerato. Per questo in dieci sono finiti sotto procedimento disciplinare. In sostanza avrebbero “scartato” un numero troppo elevato di convogli durante uno stesso turno di lavoro, senza fornire adeguate giustificazioni. Ora dovranno rispondere di interruzione di pubblico servizio.
La commissione disciplinare li convocherà nei prossimi giorni. E non sono esclusi altri provvedimenti. Perché l’azienda, dopo avere firmato l’accordo con Cgil, Cisl e Uil, ha scelto la linea dura contro chi protesta in modo irregolare. Come a dire: avanti tutta con la timbratura obbligatoria del badge a inizio e fine turno, ma anche con la decisione di cancellare, a partire dal 1 agosto, una parte dei salari accessori che prima venivano distribuiti a pioggia per legarli invece all’effettiva produttività dei dipendenti e soprattutto con l’aumento delle ore di guida dei conducenti, per portarle dalle attuali 736 ore medie annue alle 950 richieste dal sindaco Marino per avvicinare Roma a Milano e Napoli.

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