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Data: 14/07/2015
Testata giornalistica: Il Centro
I veleni di Bussi - Boldrini: discarica Bussi storia insopportabile. La rabbia della presidente della Camera: com’è possibile che tutti sapevano?

Promessa ai residenti: lavorerò per la messa in sicurezza, ma voi alzate la voce

BUSSI «Mi dicono che di questa discarica abusiva lo sapevano tutti. Da sempre. C’è una mappa del 1971, poi nel 2007 la forestale ha scoperto i rifiuti tossici sotterrati ma, adesso, siamo nel 2015 e non è cambiato ancora niente. Qui il tempo è scaduto». Così la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, ieri, in visita alla discarica di Bussi. «Questa di Bussi è una storia di manchevolezze, ritardi e incapacità o, forse, assenza di volontà nel dare risposte sacrosante alla popolazione», dice la Boldrini. Che si arrabbia: «È insopportabile». La discarica Tre Monti è un sito di oltre tre ettari e mezzo con 285 mila tonnellate di rifiuti tossici sottoterra, ma rimasto fuori dall’appalto da 50 milioni di euro per la bonifica delle altre tre aree inquinate di Bussi (2a, 2b ed ex Medavox). «Ma come è possibile?», chiede sottovoce la presidente a Giovanni Damiani, direttore tecnico dell’Arta che l’accompagna durante il sopralluogo ai margini dell’area ancora sotto sequestro da 8 anni: «Questa è un’area commissariata sottratta alle procedure di legge. Come un sito militare. C’è un chiaro deficit di democrazia», le dice Damiani. La Boldrini si aggrappa alla recinzione e scruta il sito al di sotto dei piloni dell’A25, a 500 metri dall’uscita Bussi-Popoli. Al prefetto Vincenzo D’Antuono che, tra i rovi, le offre una mano sullo sterrato dice con eleganza: «Con le mie scarpe basse vado ovunque». Poi: «Avevo letto tante carte che mi avevano preparato. Poi uno va nei luoghi e capisce». Il sindaco di Bussi Salvatore Lagatta spiega che i rifiuti pericolosi interrati «si potrebbero togliere con una ruspa», l’assessore regionale all’Ambiente Mario Mazzocca annuisce: «Non dico un paio di giorni di lavori, ma forse una decina basterebbe e si spenderebbero pochi soldi», dice Lagatta. Ai cittadini di Bussi, riuniti nel Centro visite del fiume Tirino, tra i bambini in canoa, la presidente promette: «Torno a Roma con un impegno: portare le istanze di Bussi nelle sedi che contano e vi terrò informati. Però, vi esorto a fare una cosa: continuate ad alzare la voce, fatevi sentire e fatevi rispettare. Ma fatelo in modo costruttivo: la protesta è importante ma, alla protesta, deve seguire una fase propositiva perciò lavorate in sinergia con le autorità e cercate di indirizzare le loro scelte. Non basta solo andare a votare per manifestare cittadinanza attiva». Presidente, cosa pensa dopo aver visto la discarica Tre Monti ferma a 8 anni fa? «Se ci sono rifiuti tossici, si imponeva prima e si impone ancora adesso di mettere in sicurezza il territorio per evitare un inquinamento ancora più grave: non servono i tecnici, basta adoperare il buon senso. E, invece, mi hanno appena spiegato che qui c’è stata una copertura solo sopra ai rifiuti ma così è possibile che gli stessi rifiuti continuino a penetrare nel suolo con i loro liquidi. È il motivo per cui sono qui: dare una mano alla soluzione di un problema il cui tempo è scaduto». Come farà? «Non ho poteri esecutivi ma posso incaricare le commissioni parlamentari competenti e sollecitare il governo a stanziare i fondi necessari a dare una risposta non più rinviabile. Qui c’è un deficit di decisioni da parte di tutti: non è possibile rimandare e rimpallare senza arrivare a decidere quando di mezzo c’è la salute dei cittadini. È insopportabile». Dopo il processo in Corte d’Assise a Chieti, restano aperte un’inchiesta del Csm, una del ministero della Giustizia e una della procura di Campobasso. Cosa ne pensa di questo intreccio giudiziario? «Che è una vicenda complicata, molto, ma le sentenze non vanno commentate così come il lavoro della magistratura mentre è in corso. Capisco e mi rendo conto della costernazione che c’è stata da parte della cittadinanza, ma al tempo stesso debbo astenermi da ulteriori considerazioni che, visto il mio ruolo, non mi competono». Reati ambientali: ma chi sbaglia paga davvero? «L’aspettativa dei cittadini è legittima. Nel Codice penale abbiamo inserito 5 ecoreati e raddoppiato i tempi della prescrizione. Mi auguro che nasca una cultura diversa: il rispetto dell’ambiente è il presupposto per lo sviluppo». Non le sembra che in Italia ci sia un’incapacità di fare giustizia per i casi più gravi di inquinamento? «Bisogna abbandonare quella dimensione che vedeva nell’ambiente una limitazione allo sviluppo economico: è il contrario, cioè se non si rispetta l’ambiente non c’è sviluppo, anzi, i territori muoiono e, a volte, con i territori anche le persone. Questo è un esempio per dire a chi decide che bisogna avere rispetto dell’ambiente perché questo ci porterà lavoro, benessere e futuro. Senza di questo non c’è altro che desolazione». I residenti combattono contro l’etichetta di Bussi città dei veleni. Qual è il suo messaggio? «Le popolazioni non devono rassegnarsi ma devono farsi sentire, alzare la voce e collaborare con le istituzioni per essere parte attiva nelle soluzioni. Siamo a Bussi, ma in Italia ci sono decine di luoghi come questi e le soluzioni devono essere sostenibili per le popolazioni e per l’ambiente. Io invito tutti a essere parte attiva nella ricerca delle soluzioni». Il passato di Bussi è senza colpevoli e il presente è riassunto in quel telone di plastica steso sui rifiuti tossici ancora interrati. È possibile un futuro per siti come questo? «Ma certo che è possibile. Dobbiamo cambiare quel pregiudizio che vede nell’ambiente un limite allo sviluppo».

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