Una emorragia di risorse umane di difficile spiegazione. Troppo lavoro? Troppo stress? Rapporti tesi? ‘Motivi personali’ che esulano dalle questioni lavorative? Il ventaglio di ipotesi è ampio ma associare ad ogni addio la reale motivazione è praticamente una impresa impossibile.
Nessuno parla e si preferisce sempre un profilo basso quasi a vergognarsi delle proprie ragioni che pure devono avere un peso se si arriva di fatto ad abbandonare un posto di rilievo in un ente pubblico, specie se di diretta collaborazione con il Presidente.
Fatto sta che dopo le dimissioni di Vittorio Di Biase che nel marzo scorso ha dato l’addio al ruolo di capo del dipartimento Opere pubbliche, di Carmine Cipollone, capo dipartimento del settore Bilancio e Risorse Umane, del manager della Asl Lanciano-Vasto-Chieti Francesco Zavattaro, e del direttore della Saga Piero Righi (che ha lasciato un mese prima della scadenza) nelle ultime ore ha lasciato il suo posto anche Giuseppe Savini, direttore degli Affari della presidenza.
Cosa è accaduto?
«Secondo ‘voci di corridoio’», racconta Mauro Febbo, presidente della Commissione di Vigilanza, e sempre bene informato, «Savini non avrebbe gradito il trattamento ricevuto dal presidente nel corso di una riunione ministeriale di giovedì scorso. Avrebbe deciso quindi di mettersi in malattia, per riflettere probabilmente, decidendo poi di fare la valigia». Ma non basta perché sempre nel corso dello stesso incontro a Roma anche Barbara Becchi, fedelissima di D’Alfonso, collocata nella sua segreteria e da poco nel cda di Saga, si sarebbe molto risentita, sempre secondo fonti ben informate riferite da Febbo, per alcune considerazioni a lei rivolte dal presidente della Regione.
Per questo avrebbe deciso di abbandonare il suo posto anche perché oltre ai motivi legati al troppo stress e ai continui contrasti con il “capo”, sempre secondo ‘voci di palazzo’, ci sarebbe il non gradimento per il trattamento riservato a Carla Mannetti da poco insignita di un encomio.
ENCOMI E CONCORSI “SUPERFLUI”
Un encomio che ha suscitato diverse perplessità tra gli uffici della Regione.
«Queste defezioni – ricorda Febbo - disegnano un quadro desolante e preoccupante e fanno riflettere sul modo in cui la Regione viene amministrata da D’Alfonso e i suoi. Altro che Regione “Facile e Veloce”. E’ passato oltre un anno dall’insediamento e la struttura amministrativa è ancora senza dirigenti, nonostante da ben 15 giorni esistono Delibere nascoste e segregate di individuazione di nomine (ma si preannunciano decine di ricorsi) e non vengono nominati i capi dipartimento».
Quest’ultimo punto viene contestato anche dal Direr, sindacato della dirigenza che vorrebbe conoscere ufficialmente gli atti deliberativi adottati per il conferimento dei nuovi incarichi.
La segretaria del Direr, Silvana De Paolis, parla di «grandi incertezze» fra il personale con inevitabili ritardi nella gestione delle pratiche e disagi per gli utenti.
La Direr contesta il fatto che non si sia voluto dar seguito alla proposta del sindacato di riduzione di alcune posizioni dirigenziali e allo stato molti servizi risultano vacanti e necessitano di copertura.
Da qui la richiesta di aprire «immediatamente» un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per la verifica del fabbisogno di personale dirigenziale e delle risorse economiche disponibili.
«La riorganizzazione e la immissione di nuovo personale deve tener conto prioritariamente dell’ingresso di personale dalle Province», ricorda De Paolis.
La Regione ha già attivato dall’inizio dell’anno 2015 comandi ed contratti a tempo determinato per dirigenti esterni senza programmazione del fabbisogno mentre è ancora in corso l’iter del progetto di legge sul riordino delle Province.
La Direr chiede per il prosieguo nessun altro posto di dirigente o di funzionario venga posto in bando, anche per incarichi esterni, se prima non viene valutata l’immissione dei dipendenti in esubero delle Province abruzzesi. Ma si chiede anche che tutte le risorse disponibili vengano convogliate verso quest’unico obiettivo per la salvaguardia dei livelli occupazionali. «Se vi sono singoli casi da risolvere con personale già in sevizio in Regione», sottolinea De Paolis, «occorre che sia chiaro il perché ed il come per definire un percorso amministrativo nella piena legittimità degli atti».
Insomma la Direr è pronta a sedersi al tavolo per trovare soluzioni condivise: «non siamo per l’immobilismo e la conservazione, ma senza una strategia ed un interlocutore politico certo non si potrà che aumentare confusione e tempi di “ Regione lenta”».