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Data: 14/07/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
I sindacati: «Così va cambiata la Fornero». Camusso, Furlan e Barbagallo: «Flessibilità in uscita senza grandi penalizzazioni, basta spot, il ministro ci convochi subito».

Riunione fiume di Cgil, Cisl e Uil che non trovano una posizione comune sulla riforma dei contratti.

ROMA Renzi li aveva sfidati auspicando un “sindacato unico”. Dopo le polemiche verbali, ieri è arrivata la risposta fattuale di Cgil, Cisl e Uil con una riunione della segreteria unitaria (non unica): in 24 - tutti i segretari confederali e i tre generali - si sono seduti attorno allo stesso tavolo della sala Arturo Chiari nella sede nazionale della Uil, a via Lucullo a Roma. Erano tre anni e mezzo, dal 12 gennaio del 2012, che non si teneva una riunione così. Uno sforzo non da poco per mantenere alta la bandiera dei corpi intermedi, la loro importanza anche (e forse di più) quando ci sono leader che prediligono l’approccio diretto con la popolazione attraverso il sapiente utilizzo dei social network. E un risultato Camusso, Furlan e Barbagallo lo hanno ottenuto: una posizione comune sul sistema previdenziale. «Abbiamo convenuto sulla necessità di cambiare la Fornero, metteremo in campo iniziative per far rapidamente aprire il tavolo del confronto» annuncia il numero uno Uil, al termine del vertice durato l’intero pomeriggio. Posizione ancora distanti invece sull’altro tema importante sul tavolo: la riforma del modello contrattuale.
I TRE PUNTI

Al centro delle modifiche da apportare al sistema previdenziale, secondo Cgil Cisl e Uil, sono soprattutto i tempi troppo rigidi di uscita. «Flessibilità senza penalizzazione, lavori usuranti e esodati sono i tre punti da cambiare della legge Fornero» spiega la leader Cgil, Susanna Camusso. «È il momento che il ministro Poletti ci convochi» aggiunge il numero uno Cisl, Annamaria Furlan, che definisce la legge Fornero «la peggior legge pensionistica europea». La Fornero «ha pianto ma ha fatto piangere molti» sintetizza Carmelo Barbagallo. E di certo non vanno bene le proposte del presidente Inps, Tito Boeri. «Non si può andare in pensione solo a 67 anni, ci vuole flessibilità senza grandi penalizzazioni. Inoltre occorre anche tenere conto della somma dei contributi e dei lavori che non sono tutti uguali» dice Camusso. Che poi avverte: «Basta proposte spot, ci vuole un tavolo. Alla ripresa faremo un pressing significativo, le modalità le vedremo».
LA CONTRATTAZIONE

Mettere a punto un nuovo modello contrattuale è l’argomento più caro in questo momento agli industriali, che negli ultimi mesi hanno fatto sapere in più occasione la loro visione. Ma sul punto Cgil Cisl e Uil viaggiano ancora in ordine sparso. Molte le variabili in gioco, non solo il ridimensionamento (se e in quale misura) del primo livello di contrattazione, ma anche la scelta e il peso dei parametri - inflazione, produttività - a cui agganciare gli incrementi. «Dobbiamo approfondire le vicende sul modello contrattuale, dove ci sono posizioni ancora da dover sintetizzare» annuncia Barbagallo. «Abbiamo opinioni diverse, ma il cantiere continua e produrrà delle risposte quando ci sarà la sintesi unitaria» aggiunge ottimisticamente Camusso. «C’è la volontà di continuare il confronto» conferma Furlan, che spinge affinché si faccia presto e soprattutto sia «il sindacato protagonista nella proposta sul cambio di modello». No quindi a leggi sulla materia. E in ogni caso - su questo Cgil, Cisl e Uil concordano - la revisione del modello non deve bloccare le trattative per i rinnovi in corso. «Il rinnovo dei contratti è la risposta alla crisi per restituire potere d’acquisto ai lavoratori» dice Barbagallo. Ancora più chiara la Camusso: «No a una moratoria sui contratti, le piattaforme dei rinnovi sia pubblici che privati sono da chiudere, se Confindustria ha intenzione di bloccare la stagione contrattuale se lo dimentichi».

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