Riportiamo la nota stampa di Anav: “Nell’attuale contesto economico e di mercato il ricorso all’affidamento in house per la gestione dei servizi di TPL deve essere limitato a casi eccezionali e adeguatamente motivati, in coerenza con i principi comunitari e nazionali”
Nelle more della presentazione in Parlamento dell’attesa riforma del settore del TPL più volte preannunciata dal Governo e del completamento del processo di definizione dei costi standard avviato a fine del 2013 il Presidente di ANAV (l'associazione delle imprese di autotrasporto viaggiatori aderente a Confindustria), Nicola Biscotti, ha inteso porre l’attenzione sul fenomeno dell’affidamento in house dei servizi di TPL, fenomeno che, in antitesi con i processi europei di liberalizzazione dei mercati dei servizi pubblici e con il favor per misure di razionalizzazione e riduzione delle partecipate locali ripetutamente manifestato dal Governo, non è affatto diminuito nel settore del TPL e, anzi, evidenzia Biscotti: "Assistiamo ad una continua violazione delle norme, a partire dall’obbligo di affidamento contestuale tramite gara di almeno il 10% dei servizi gestiti dagli operatori in house stabilito già dall’art. 4-bis del D.L. 78/2009 e ad uno sperpero ingiustificabile di risorse pubbliche con l’elargizione da parte di diverse Amministrazioni territoriali ai gestori di rispettiva proprietà e controllo di corrispettivi di servizio al di fuori dei valori di mercato, delle precise regole stabilite dal Regolamento CE 1370/2007 per il calcolo delle compensazioni e degli stessi principi costituzionali di buon andamento ed equilibrio di bilancio delle pubbliche amministrazioni.
Da ultimo, anche per effetto del fallimento delle riforme generaliste sui servizi pubblici locali degli scorsi anni, sembra avere acquisito nuova linfa, sino ad ipotizzare, in alcuni contesti territoriali, processi di estensione dell’affidamento in house a linee ora gestite da operatori privati o, in violazione dei consolidati principi di controllo analogo ed attività esclusiva in favore dell’ente affidante, fino a sostenere la possibilità di cedere quote proprietarie di capitale dell’operatore interno a soggetti terzi senza l’avvio contestuale di una gara per l’aggiudicazione dei servizi allo stesso affidati”.
“Pochi giorni fa l’Autorità antitrust ha ribadito come occorra eliminare a monte il rischio di conflitti di interesse tra ente affidante e gestore dei servizi di TPLattraverso adeguati percorsi di privatizzazione, la stessa Corte costituzionale ha più volte sottolineato il carattere eccezionale e derogatorio dell’in house providing, la Corte dei Conti ha stigmatizzato l’abuso da parte degli Enti locali dell’affidamento in house come strumento di elusione dei vincoli di spesa, infine, il Governo, da ultimo con il disegno di legge delega di riforma della P.A., ha ripetutamente tentato, senza esiti pratici significativi, di limitare l’affidamento in house ai soli casi di reale fallimento del mercato”.
“A nostro parere – conclude Biscotti – occorre innanzitutto assicurare il rispetto delle regole già esistenti, mettendo tempestivamente a gara i servizi in tutti i casi in cui la cessione di quote proprietarie abbia fatto venir meno il requisito del controllo analogo, pretendendo dagli enti affidanti la prova che la scelta di procedere o di mantenere l’affidamento in house dei servizi di TPL sia quella più efficiente ed economica, verificando che i corrispettivi di servizio pattuiti con l’operatore interno vengano determinati secondo le regole europee e, in prospettiva, secondo la metodologia del costo standard, assicurando che, laddove l’affidamento in house risulti in concreto legittimo ed economicamente giustificato, gli enti affidanti procedano all’affidamento contestuale tramite gara di almeno il 10% dei servizi affidati direttamente. Senza certezza del diritto vigente, infatti, l’emanazione di nuove norme in materia rischia di essere un ennesimo tentativo fallito in partenza”.