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Data: 15/07/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Brucchi: non saremo sudditi dell'Aquila. Immediata reazione del sindaco alla mozione del capoluogo di Regione che chiede l’ospedale “top” e due Asl in Abruzzo. Non c’è alcun fondamento per la richiesta: a Teramo facciamo numeri molto superiori, anche come peso delle prestazioni

TERAMO Il bubbone è scoppiato. A livello latente – per la maggior parte nelle “segrete stanze” – già da tempo si progettava il futuro della sanità abruzzese. E da tempo si avvertivano avvisaglie di un possibile conflitto fra territori. E ora, con la mozione approvata l’altroieri sera dal consiglio comunale dell’Aquila, i giochi si fanno scoperti. In sostanza la mozione – che vede come primi firmatari i consiglieri Raffaele Daniele (Udc), Guido Quintino Liris (Forza Italia) e Pierluigi Properzi (Domani L'Aquila) ma sottoscritta anche da altri – impegna il sindaco a promuovere la creazione di due Asl regionali e l’istituzione di uno dei due ospedali di secondo livello previsti in Abruzzo (con gli standard del decreto Lorenzin) all’Aquila. Questo in soldoni significherebbe che, secondo i progetti dell’assise aquilana, la Regione dovrebbe istituire una Asl L’Aquila-Teramo il cui ospedale “top”, cioè quello con più reparti specialistici e servizi, sarebbe nel capoluogo di regione. Che comunque gli standard fissati dal decreto Lorenzin avrebbero creato una competizione fra territori era stato ben chiaro sin dall’inizio. Il capogruppo del Pd in Regione, Sandro Mariani, si era già espresso un mese fa contro la possibilità di una penalizzazione della sanità teramana. Timori erano stati espressi anche dal tribunale per i diritti del malato di Teramo che aveva rivolto un appello a tutti gli amministratori perchè collaborassero per evitare tagli. Appello su cui i consiglieri regionali dell’opposizione avevano concordato appieno. Ma da ieri lo scontro si è fatto più aspro. Dopo la mozione aquilana, il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, mette un punto fermo. Racconta di una telefonata, ricevuta lunedì alle 19,30, dal collega aquilano Massimo Cialente che lo avvisava dell’approvazione del provvedimento. «Mi dice che lui è contrario», racconta Burcchi, «e che la mozione chiede che l’ospedale di secondo livello sia all’Aquila e che ci siano due Asl in Abruzzo. Quello che ha fatto il consiglio comunale dell’Aquila è solo un atto di campanilismo. Non c'è nulla che favorisca questa ipotesi. I numeri danno ragione a noi: basta vedere Drg, cioè il peso delle prestazioni eseguite: quelli dell’Aquila sono quasi uguali a quelli dell’ospedale di Giulianova. E poi i reparti specialistici richiesti dal decreto Lorenzin per avere l’ospedale di secondo livello noi ce li abbiamo quasi tutti». Secondo il decreto di giugno, per avere l’ospedale “top”, cioè di secondo livello, bisogna avere un bacino d’utenza di 600mila abitanti, che nessun ospedale abruzzese ha. E bisogna avere alcuni reparti, quasi tutti presenti al Mazzini. «Potrei convocare domattina un consiglio e far approvare anch’io una mozione», incalza Brucchi, «quello fatto all’Aquila è solo un atto provocatorio. Se devo fare il sindaco campanilista tiro fuori i numeri, compresi tutti i milioni di euro che hanno tagliato alla Asl di Teramo per darli a quella dell’Aquila che continua a sperperare». Brucchi ha chiesto all’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci di incontrare il comitato ristretto dei sindaci per spiegare quali criteri la Regione intende utilizzare per applicare il decreto Lorenzin. Sarebbe interessante anche sapere se la Regione conferma l’orientamento a creare la Asl unica, più che due Asl. «Credo che il presidente D’Alfonso», aggiunge il sindaco, «debba comprendere che questa riforma deve partire dal basso, dai territori. Noi non siamo disposti a rinunciare a nessuna delle nostre funzioni. Sono pronto alla battaglia, se sarà necessario. E spero di avere accanto tutti i rappresentanti del territorio. Ma ritengo che non possiamo essere sudditi dell’Aquila, in caso di due Asl regionali. Così come dubito della possibilità di fare un ospedale di secondo livello “in società” fra Teramo e L’Aquila. Tutte le cose fatte a metà sono cose fatte male: un po' io e un po' tu non va».

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