È approdato al Senato il provvedimento con cui il Governo restituisce parte del maltolto ai pensionati che nel 2012-2013 hanno subìto il mancato aggiornamento degli assegni mensili al caro-vita. Mentre i sindacati promettono battaglia per le rivalutazioni da «elemosina», ieri in aula a Palazzo Madama è cominciata la discussione: il decreto (Dl n. 65 del 21 maggio 2015) dovrà essere convertito in legge entro il 20 luglio. Intanto i pensionati si preparano all’incasso: con le pensioni in pagamento il 1° agosto arriverà l’atteso rimborso: in media si tratta di 600 euro lorde, ma c’è chi prenderà qualche centinaia di euro in più (8-900 euro) o in meno (3-400 euro). Da agosto, inoltre, le pensioni cresceranno, anche se di assai poco, in media di cinque euro lorde al mese; l’aumento è concesso per calmierare l’effetto domino – “corrosivo” – sugli assegni pensionistici che c’è stato a partire dal 2014 per la mancata indicizzazione del 2012-2013 (il blocco della perequazione anche per un solo anno si riverbera sempre su quelli successivi). Nello stesso solco si inserisce l’ulteriore aumento delle pensioni che partirà dal 1° gennaio 2016: anche in questo caso, gli incrementi sono minimi, in media di 12-13 euro lorde al mese. Gli interessati. Rimborsi e aumenti non spettano all’intera platea dei pensionati, ma a chi percepiva – quando è cominciata l’“ibernazione” – un assegno mensile lordo tra poco più di 1.400 euro e un po’ meno di 2.900 euro. È escluso chi aveva una pensione lorda al di sotto di 1.400 euro al mese (cioè tre volte il trattamento minimo Inps che nel 2011 era di 468,35 euro lorde al mese, 481 euro nel 2012) perché sotto questo limite l’indicizzazione era stata garantita. Sono escluse anche le pensioni che sfiorano quota 2.900 euro in su (cioè oltre sei volte il trattamento minimo Inps, 2.810 euro lordi per il 2011, 2.886 euro lordi per il 2012) perché così ha deciso il Governo. È noto ormai che anche nella fascia interessata dal provvedimento non verrà ridato tutto a tutti. Il rimborso. Il meccanismo della restituzione funziona a scaglioni: l’ha previsto il decreto, l’ha recepito la circolare Inps n. 125 del 25 giugno 2015. Con il rimborso di agosto viene restituita una quota del maltolto relativa agli anni 2012/2013: per pensioni da 1.443 a 1.924 euro lordi la rivalutazione 2012/2013 sarà al 40%; per assegni da 1.924 a 2.405 euro lordi sarà al 20%; per pensioni da 2.405 a 2.886 euro si fermerà al 10%. Ad esempio: chi ha una pensione mensile da 1.500 euro lordi riceverà un rimborso di circa 800 euro lordi. Pagato dunque dall’Inps in soluzione unica, il rimborso sarà assoggettato a tassazione separata (non fa cumulo con il reddito complessivo): è presumibile che venga applicata un’aliquota Irpef tra il 23% e il 29%. Cresce l’assegno. Gli aumenti per il 2012 e 2013 comportano effetti sul calcolo degli adeguamenti dal 2014, che saranno valutati nella misura del 20% dell’aumento 2012/2013 relativamente al 2014 e al 2015 e nella misura del 50% dell’aumento 2012/2013 per l’anno 2016. L’assegno pensionistico cresce dunque in due mandate: dal 1° agosto 2015 e poi, ulteriormente, dal 1° gennaio 2016. Vediamo qualche esempio (dalla tabella): gli importi sono tutti al lordo. Un pensionato che percepiva 1500 euro (quando è scattato il blocco Fornero) il 1° agosto riceverà un rimborso di 796 euro e un aumento mensile (che si porterà per tutto il 2015) di 6,90 euro: la pensione ad agosto (rimborso escluso) sarà di 1.525,49 euro e dal 1° gennaio 2016 diventerà di 1.541,75 euro. Chi contava su 2.000 euro al 31 dicembre 2011 prenderà un bonus di 530 euro ad agosto e 4,60 euro in più al mese: l’assegno ad agosto (bonus escluso) sarà di 2.024,13 euro e diventerà di 2.037,15 euro dal 2016. Una pensione da 2.500 euro porterà “in dote” 331 euro in soluzione unica tra pochi giorni e 2,90 euro di aumento da agosto per complessivi 2.519,13 euro (rimborso escluso) che aumenteranno a 2.528,49 dal 1° gennaio 2016. Gli importi dei nuovi assegni per il 2015 si possono considerare pressoché definitivi, mentre per il 2016 si tratta di valori stimati perché gli aumenti dipenderanno dall’inflazione.