SCAFA In gergo, vengono chiamate «posizioni silenti», come fa notare il coordinatore regionale del patronato Inca della Cgil, Carlo Komel. Una di queste è quella raccontata da Giuseppe Nardini che, ieri mattina, ha manifestato di fronte alla sede del sindacato della Cgil, in via Benedetto Croce a Pescara. Una protesta, ha annunciato Nardini, che nei prossimi giorni verrà inscenata anche di fronte alle sedi della Cisl e della Uil. È una storia di burocrazia farraginosa, un cane che si morde la coda. E l’unico a rimetterci è il cittadino. L’uomo, 62 anni, originario di Terni, ma da più di un ventennio trapiantato a Scafa, dopo 33 anni di lavoro, dapprima nel settore metalmeccanico, e poi nel settore edile, è in attesa di pensione. Così racconta: «La mia pensione dovrebbe arrivare», fa sapere, «al compimento del mio 67esimo anno. Ma nel frattempo ho perso il lavoro e non so come farò ad arrivarci». La richiesta di Nardini, dunque, è quella di ottenere adesso la somma dei contributi previdenziali versati sulla sua posizione Inps. E per questo ha dapprima scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come il Centro aveva anticipato nei mesi scorsi, e poi ha chiesto udienza al prefetto di Pescara, Vincenzo D’Antuono, per illustragli la sua situazione. Due tentativi per cercare di cambiare il corso degli eventi ma rimasti senza esito. La prima lettera è del 2 aprile scorso, data nella quale Nardini ha scritto anche all’Inps, l’Istituto nazionale per la previdenza sociale, mentre la seconda è stata spedita al rappresentante territoriale del governo, qualche settimana dopo, il 29 aprile. Una serie di missive, le quali però non hanno ottenuto la risposta che l’ex operaio s'attendeva. Dalla presidenza della Repubblica, infatti, attraverso un ufficio preposto, hanno precisato di non avere competenza in materia, mentre dall’Inps, attraverso la prefettura, presso la quale Nardini è stato convocato dopo l’invio, da parte sua, dell’istanza, è arrivato il «no» alla richiesta dell’uomo. La legge, infatti, non prevede l’erogazione da parte dell’Inps dei contributi versati, se non attraverso il trattamento previdenziale. «Ma io», ha protestato ieri Nardini, che rivendica 170.000 euro di contributi, «che ora sono senza lavoro, come farò a campare, con una moglie e due figli a carico, per altri cinque anni, senza avere uno stipendio? A questo punto», ha concluso Nardini, «chiedo alle autorità di aiutarmi a trovare un lavoro».