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Pescara, 24/11/2024
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16/07/2015
Il Centro
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«Non diamo all’Aquila il super ospedale». Presa di posizione di Pepe, Mariani e Monticelli: Teramo ha i requisiti, l’altra provincia si presta ad avere presidi più piccoli
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TERAMO Stop a qualsiasi tentativo di annessione alla sanità aquilana. Lo danno i tre rappresentanti teramani di maggioranza in Regione in una presa di posizione congiunta: l’assessore all’agricoltura Dino Pepe, il capogruppo Pd Sandro Mariani e Luciano Monticelli, presidente della IV commissione consiliare. «Non è pensabile alcuna cessione all'ospedale dell'Aquila, né dal punto di vista sanitario, né dal punto di vista amministrativo. In maniera congiunta, i tre consiglieri teramani del Pd, rispondono alla mozione portata in consiglio comunale della città capoluogo di regione, per chiedere che il San Salvatore assurga al rango di ospedale di secondo livello in Abruzzo». L’ospedale di secondo livello è il “top”, che ha un’ampia offerta di reparti specialistici, secondo il decreto Lorenzin, che stabilisce anche che ogni presidio di questo tipo debba avere un bacino di 600mila abitanti. E nessun ospedale in Abruzzo ha questo requisito. Va da sè che vista la popolazione regionale, possono esistere solo due presidi di secondo livello. Mariani, Monticelli e Pepe ribadiscono «unità di intenti rispetto alla battaglia in difesa della sanità teramana. Non si tratta di una mera iniziativa campanilistica, quale quella della mozione del consiglio dell’Aquila, bensì di un profondo processo di riorganizzazione della sanità regionale, che non può prescindere dalla qualità e dalla bontà del servizio assistenziale che è in grado di fornire la sanità teramana. A Teramo, prima che altrove, esiste ed insiste da anni un modello virtuoso di sanità pubblica, basato sulla razionalizzazione della spesa e sulla contemporanea capacità di produzione di assistenza sanitaria di qualità e soprattutto di eccellenza». Un concetto ribadito anche dal sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che ieri ha risposto in maniera forte alle pretese aquilane. «Nonostante i tagli lineari subiti negli anni, le penalizzazioni ancora in essere in merito alla dotazione di personale, che condiziona i volumi prestazionali dell'azienda sanitaria locale», incalzano Pepe, Mariani e Monticelli, «Teramo risulta essere in grado di fornire assistenza di livello superiore per cui dovrebbe essere presa a modello dalle altre province. Anche alla luce dei dettami contenuti nel decreto Lorenzin e nelle more dell'adeguamento di livello regionale che assieme all'assessore Paolucci ci apprestiamo a ricevere, appare evidente che creare a Teramo, un ospedale di II livello è un qualcosa assolutamente a portata di una sanità ancora in corso di risanamento dal punto di vista economico. L'attenzione già riservata a molti reparti di eccellenza, unitamente al fatto che basterebbe intervenire solo su poche altre situazioni, candida, senza ombra di dubbio l'ospedale di Teramo a diventare uno dei due punti di riferimento regionali. La conformazione territoriale e la dislocazione della popolazione nella provincia aquilana invece ben si presta ad accogliere più presidi di I livello, garantendo così una ristrutturazione della sanità per i cittadini che abitano le zone interne. L'interesse è infatti quello di plasmare attorno ai cittadini di tutta la regione, una sanità che finalmente sia a misura della dignità che meritano e non cercare di accontentare l'uno e l'altro territorio, perdendo di vista l'obiettivo della tutela della salute delle persone». Una alternativa è quella proposta ieri in un’intervista al Centro dal manager della Asl aquilana Giancarlo Silveri – ma che in realtà circola da tempo negli ambienti della politica regionale – cioè di creare un ospedale di secondo livello “in società” fra Teramo e L’Aquila.
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