Il piano industriale di Atac, una volta approvata la parte riguardante gli accordi sindacali, sarà soggetto a referendum fra i lavoratori. La proposta, lanciata dalla sigla minore Faisa Confail, è stata infatti sposata ufficialmente dalla Cgil, che nell’azienda dei trasporti capitolina è il secondo sindacato per numero di tesserati (dopo la Cisl) ma di sicuro quello più influente politicamente. A confermare l’iniziativa è stato, ieri mattina, il segretario regionale della Filt Cgil, Alessandro Capitani. Paradossalmente, la conferma di Capitani nasce da una smentita di una notizia de «Il Tempo», che dava i rappresentanti sindacali combattuti riguardo un’iniziativa promossa da un’altra sigla. Capitani, però, è intervenuto personalmente per sgombrare il campo: «Da sempre, la Cgil tutta considera il referendum lo strumento principale di condivisione e consultazione da utilizzare nel rapporto con i lavoratori – afferma il segretario – La vertenza Atac non fa eccezione. Per cui confermiamo la nostra volontà, in caso di accordo, di indire un referendum, con l’auspicio che ciò possa avvenire con la massima condivisione tra le sigle sindacali».
Dichiarazioni importanti quelle di Capitani, che rischiano di mettere i bastoni fra le ruote ai vertici Atac, già sicuri di poter applicare quelle modifiche alla produttività e agli orari di lavoro che, ad esempio, i macchinisti stanno contestando sin dal 1 luglio. A quanto pare, l’iniziativa trova sostenitori anche nella Uil, mentre al momento sarebbero soltanto la Cisl e in qualche modo il Sul a nutrire dei dubbi sul da farsi.
Intanto, proseguono i provvedimenti disciplinari da parte di Atac nei confronti di autisti e macchinisti che stanno portando avanti la «rigida applicazione delle norme di sicurezza», comportamento che da 16 giorni ha messo in seria difficoltà il servizio. Finiti nel mirino dell’azienda anche la pasionaria Micaela Quintavalle, che ieri su Facebook ha annunciato di aver subito «10 giorni di sospensione». Addirittura, sospeso dal servizio a tempo indeterminato è stato il vicesegretario della Faisa Confail, e primo proponente del referendum sul piano industriale, Alessandro Neri. Neri, macchinista della Termini-Giardinetti, ora rischia il licenziamento, e sarebbe la prima volta in assoluto per un sindacalista con ruolo di segreteria. A difenderlo è stato proprio il suo segretario, De Francesco: «Ci domandiamo come mai Atac interviene a gamba tesa con i macchinisti sospendendoli – afferma – mentre rispettano le normative sulla sicurezza, e non prende posizioni uguali con i responsabili delle linee ferroviarie visto il loro faraonico stipendio e i disastri che stanno creando».