ROMA Il progetto, accattivante, sarebbe già finito sul tavolo di Matteo Renzi. Spinto, come accaduto altre volte per alcune misure economiche del governo, dal sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. E così l’idea del taglio delle aliquote dell’Irpef, è finita nel menù del piano da 45 miliardi di riduzione della pressione fiscale nei prossimi tre anni. Il capitolo dell’imposta sulle persone fisiche è quello più avanti nel tempo. È previsto con la legge di Stabilità del 2017 per entrare in vigore nel 2018. Ma proprio per questo è probabilmente, il più sensibile. Perché quello è l’anno in cui sono previste le elezioni politiche. E Renzi deve contrastare la proposta, considerata demagogica, della Flat Tax di Matteo Salvini, quella tassa fissa al 15% per tutti i redditi. Anche nelle declinazioni più soft, i costi di una iniziativa del genere sarebbero proibitivi, stimati in circa 40 miliardi. Ma una risposta alle istanze di riduzione del prelievo il governo è intenzionato a darla. Immobili non si può restare.
LA RIMODULAZIONE
I redditi più bassi, quelli fino a 26 mila euro, hanno già avuto gli 80 euro al mese. Una misura che la stessa Banca d’Italia ha ammesso aver dato una spinta ai consumi interni. Adesso è il turno della classe media, quella che in genere, negli anni passati, ha pagato il conto più salato al risanamento delle finanze pubbliche. Qual è l’idea? Rimodulare le aliquote Irpef in modo da alleggerire il peso sulle buste paga di chi guadagna più di 26 mila euro come si è fatto per i redditi più bassi. Oggi le aliquote fiscali sono cinque: 23% fino a 15 mila euro, 27% tra 15 e 28 mila euro, poi subito si sale al 38% oltre i 28 mila, per passare al 41% sopra i 55 mila euro e al 43% oltre i 75 mila euro. Dopo i 28 mila euro, insomma, il sistema diventa immediatamente punitivo. E le aliquote, secondo Palazzo Chigi, sarebbero troppe. Bisogna semplificare.
LE SIMULAZIONI
L’ipotesi contenuta nella proposta Zanetti è di introdurre un’aliquota unica tra i 15 mila e i 75 mila euro: il 27%. Oltre i 75 mila euro rimarrebbe tutto com’è, si continuerebbe a pagare il 43%. Così come sotto i 15 mila si continuerebbe a pagare il 23%. Un sistema a tre sole aliquote, ma con un maxi-scaglione nella parte centrale. Secondo le simulazioni effettuate dal Dipartimento delle Finanze per testare il costo di questa ipotesi, la perdita di gettito per le casse dello Stato non sarebbe drammatica. Il primo anno il costo sarebbe di 9 miliardi di euro, esattamente come il bonus da 80 euro. A regime aumenterebbe leggermente, toccando i 12 miliardi di euro. Gli effetti non sarebbero trascurabili. Sempre secondo le simulazioni, ogni mille euro di reddito oltre i 28 mila euro, si risparmierebbero 110 euro. Oltre i 55 mila euro, per ogni mille euro aggiuntivi dichiarati il risparmio salirebbe a 140 euro. Quindi, per esempio, con un reddito di 40 mila euro il risparmio sarebbe di 1.320 euro l’anno, più dei 960 euro. A 50 mila euro i risparmi salirebbero a 2.430 euro l’anno, a 60 mila euro si raggiungerebbero i 3.500 euro di minori tasse. Soldi che, secondo la proposta, spingerebbero verso l’alto i consumi interni anche più di quanto abbiano fatto gli 80 euro.
Il cronoprogramma della rivoluzione Copernicana di Renzi, prevede uno step intermedio tra il taglio delle tasse sulla casa e quello dell’Irpef. Si tratta di una nuova riduzione del cuneo fiscale per le imprese e un taglio dell’Ires, l’imposta sui redditi delle società. Anche per questa doppia misura, il costo è stimato in una ventina di miliardi. Sull’Irap il governo in realtà ha già agito quest’anno con un taglio di 5 miliardi di euro che ha portato alla completa eliminazione delle componente del lavoro dal calcolo della base imponibile. Se dedicasse anche solo la metà dei 20 miliardi ad un’ulteriore riduzione dell’imposta, potrebbe più che dimezzare le aliquote riducendo ulteriormente il cuneo fiscale che grava sulle imprese. Per quelle stesse imprese che potrebbero beneficiare di una riduzione anche delle imposte sugli utili. Sempre che il piano di copertura dei costi regga nel passaggio comunitario.