Gli applausi e gli striscioni. La bara di legno chiaro avvolta dal tricolore e le lacrime dei teatini per il sindaco più amato. Le serrande dei negozi abbassate, ma anche i saluti romani all’esterno di San Giustino che riportano, a fine viaggio, il personaggio nel perimetro della destra estrema. Così Chieti dice addio a Nicola Cucullo, primo cittadino per undici anni. Oltre mille persone, nel giorno del lutto cittadino, si accalcano nella cattedrale e in piazza: politici, ex politici ma, soprattutto, tantissima gente comune. Sono le quattro e mezza spaccate quando il carro funebre, partito dal vicinissimo corso Marrucino, arriva davanti alla chiesa e viene accolto da un grande applauso e da uno striscione di Casapound con la scritta «Al tuo disperato amore per Chieti. Sindaco Cucullo presente». Dentro, in prima fila, seduti a fianco al figlio Massimo, alla nuora Marcella e alla nipote Valentina, ci sono il governatore D’Alfonso, il sindaco Di Primio, l’ex governatore Pace, il consigliere regionale Febbo e l’assessore Colantonio. E ancora: il presidente della Provincia Pupillo, la giunta comunale quasi al completo, l’ex sindaco Ricci, gli avversari politici di un tempo. La celebrazione inizia con un messaggio dell’arcivescovo Bruno Forte, «fuori Chieti per impegni presi da tempo», letto dal parroco don Nerio Di Sipio: «Ricordo la grande cordialità con cui Cucullo mi accolse al mio arrivo in diocesi. Sebbene avesse a volte fatto affermazioni che non potevo condividere, ad esempio sul dramma della Shoah (chiaro il riferimento alla frase sugli «ebrei da friggere»), devo riconoscere il suo amore per la città teatina e il suo desiderio di impegnarsi con passione e generosità per i suoi concittadini. Avevo avuto modo di rendergli visita nella casa di riposo dove si era ritirato e poi anche di incontrarlo in occasione di una sua recente visita a Chieti».
L’EMOZIONE
Poi le letture dal pulpito e le lacrime di chi ha lavorato fianco a fianco al sindaco «con il piede di porco» e adesso non riesce a nascondere l’emozione. Don Nerio, che celebra la messa insieme a don Rocco Marsibilio e don Roberto Miccoli, scandisce le parole in un omelia in cui Cucullo viene ricordato come un sindaco «buono, che ha amato Chieti con ardore e serenità». Un sindaco che non ha mai favorito persone a lui vicine «o i propri famigliari, ma è stato sempre dalla parte delle persone più bisognose. Ha sentito l’urgenza di essere utile alla città e di essere presente in modo attivo». Un sindaco che Chieti non ha dimenticato, considerando anche le oltre duemila persone che in un giorno e mezzo hanno sfilato davanti al suo feretro nella camera ardente allestita in Provincia. Poi al microfono viene letto il messaggio di ringraziamento dei familiari e quello di don Panfilo Argentieri, parroco del Tricalle. Infine, il saluto «dei ragazzi speciali» dell’Anffas (Associazione di famiglie di persone con disabilità), «la parte migliore della città, perché più bisognosi e meritevoli di amore», come amava ripetere Cucullo. L’immancabile «presente», rito funebre dell’estrema destra con le braccia tese nel saluto romano da parte di diversi militanti (ma non dei ragazzi di Casapound), accompagna l’uscita della bara insieme a un lungo applauso e a uno striscione esposto dagli ultrà del Chieti calcio («Onoriamo chi ha fatto tanto per Chieti: Cucullo esempio di vera teatinità»). «Cucullo? Lo definirei popolare fino a essere popolano, combattivo fino all’irriverenza, appassionato senza alcuna misura», dice il governatore D’Alfonso. La chiusura è del sindaco Di Primio: «Oggi non è stato un tripudio delle istituzioni, ma un tripudio del popolo che lo ha amato e che lui ha amato».