L’AQUILA La sentenza è arrivata inaspettata e «appesantita», la definisce l’assessore Silvio Paolucci, a rovinare la vigilia del «grande giorno», quello cioè in cui la Regione, proprio oggi, chiederà ufficialmente l’uscita dal commissariamento della sanità. Quelle messe nero su bianco dalla Corte dei Conti, in effetti, non sono parole «leggere», tanto più perché accompagnate da una segnalazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in cui si invita a prendere atto della violazione della Costituzione (articoli 120 e 126) che, nelle estreme conseguenze, potrebbe portare allo scioglimento del Consiglio regionale. Paolucci: «Non c’è alcun pericolo di scioglimento: questa è la legislatura della cura e del risanamento finanziario e contabile. C’è stato probabilmente un difetto di comunicazione che chiarirò». Un difetto grosso e grossolano, a leggere il dispositivo dei giudici contabili che accusano la Regione di essere ancor oggi inadempiente sull’accertamento dei residui di bilancio e di avere, dal 2013 al 2015, redatto bilanci al buio, senza aver quantificato il reale disavanzo.
GRAVITA’
Non solo: «Emerge in tutta la sua gravità l’incidenza dei ritardi accumulati dalla Regione -scrive la Corte- ed ai quali non sembra voler porre fine, in violazione delle norme che sono andate a disciplinare la contabilità regionale, l’armonizzazione e i sistemi di controllo. Ormai fuori da una tempistica conforme a qualsiasi norma, ha reiterato una conclamata serie di violazioni di norme in materia, culminate, da ultimo, nella mancata resa del rendiconto 2013, e di quello 2014, impedendo l’esplicazione di un’attività di parifica, coerente con la ratio della norma, cioè in funzione ausiliare all’organo legislativo regionale, e funzionale alla emanazione del bilancio di previsione». Paolucci: «Alcuni elementi evidenziati dalla Corte costituiscono ostacoli già superati dalla Regione ed altri sono in fase di superamento. Siamo stati noi a fare il riaccertamento dei residui fino al 2013, scoprendo un disavanzo di 530 milioni. Un lavoro non fatto per vent’anni. La delibera evidentemente non è stata inviata alla Corte e, se abbiamo preso un po’ di tempo, è stato per scelta tattica: stavamo aspettando che il Governo emanasse il decreto che ci permette di ammortizzare il debito in sette anni. Altrimenti avrei dovuto dichiarare il dissesto. Ora è tutto più semplice».
FACILE E FACILONA
Per il M5S il pronunciamento della Corte «non è nulla di nuovo -scrive Sara Marcozzi- Avevamo denunciato a dicembre che si stava approvando una Finanziaria al buio: colpe gravi della Giunta Chiodi cui D’Alfonso non ha posto rimedio». «Doveva essere il governo D’Alfonso ad approvare il conto consuntivo 2013 -dice Mauro Febbo, FI- in quanto la Giunta Chiodi non avrebbe potuto durante il periodo della competizione elettorale». «Non vogliamo speculare -aggiunge l’onorevole Fabrizio di Stefano- ma D’Alfonso si assuma la responsabilità e non scarichi colpe sugli uffici. La sua Regione facile si dimostra Regione facilona».