Tra un anno via all’intervento antiesondazione a Cepagatti, Rosciano e Manoppello
PESCARA Cinque vasche di contenimento per evitare le esondazioni del fiume Pescara e gli allagamenti. I lavori sono previsti tra Cepagatti e Chieti, a Rosciano e a Manoppello, per mettere al riparo l’Interporto dagli allagamenti. Una grande opera da più di 54 milioni di euro a difesa di zone «a pericolosità molto elevata» e che dovrebbe funzionare anche a Pescara. «Queste nel mio linguaggio si chiamano uova», così il presidente Pd della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso presenta il progetto «che metterà in sicurezza il fiume con vasche di espansione che consentiranno il trattenimento del troppo pieno». È dall’alluvione del primo dicembre 2013 che l’incubo degli allagamenti si ripete ciclicamente, a Pescara e nei centri che si affacciano sul fiume. Soldi da Renzi. È un D’Alfonso «emozionato» quello che, alle 10,30 di ieri, parla del progetto: chiama accanto a sé il capo dipartimento delle Opere pubbliche Emidio Primavera, il braccio destro Camillo D’Alessandro, che arriva in polo viola e si fa prestare la giacca da Claudio Ruffini, l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, l’assessore comunale ai Lavori pubblici Enzo Del Vecchio. «Sono emozionato», dice il presidente, «io vorrei che tutti i giorni il governo stanziasse per l’Abruzzo più di 54 milioni di euro. Siamo la Regione che ha preso di più: si è innescata una rotativa finanziante». Poi D’Alfonso spiega che il fiume è stato segnato da «una cattiva gestione durata decenni»: «È accaduto perché il suolo è visto come figlio di nessuno», osserva, «e le opere a difesa del suolo non si possono inaugurare anche se rientrano nella costumatezza manutentiva». Cinque anni di lavori. Sarà Primavera a portare, «entro un anno», all’aggiudicazione dei lavori. Per finire le opere ci vorranno, poi, quasi 5 anni (4 anni e 3 mesi). «Le casse», spiega Primavera, «sono opere idrauliche realizzate per ridurre la portata le piene del fiume tramite lo stoccaggio temporaneo delle acque di piena in aree adiacenti, separate dal fiume». No agli espropri. D’Alfonso parla di una «novità»: «La Regione non comprerà i terreni per realizzare le vasche. Se comprassimo le terre spenderemmo 34 milioni e ne avremmo solo 20 per fare le opere, invece, noi cambiamo questo modo di operare. Per farlo sono serviti coraggio, fantasia e conoscenza del diritto civile». Non ci saranno espropri, quindi, se non per la realizzazzione degli argini: «Faremo ricorso all’istituto dell’asservimento», dice Primavera, «con possibilità di coltivazione da parte dei soggetti privati che conserveranno la titolarità del proprio fondo». Il terreno di scavo sarà riusato. Per costruire le vasche, saranno tagliati alberi: «Ma pianteremo 9 ettari in più di boschi rispetto a quanti ce ne sono adesso», dice Primavera. Sarà costruita anche una pista ciclabile di 2 chilometri tra la località Villa del Duca di Chieti e il ponte di Villareia. Lavori a Spoltore. Le 5 casse di espansione si aggiungeranno a un’altra progettata a Spoltore e che sarà costruirà nella frazione di Santa Teresa da un privato, la Energia Verde che ha realizzato una centrale elettrica sul fiume. La cassa, considerata nel 2007 un’«opera di pubblica utilità, indifferibile e urgente», non è stata ancora realizzata e il mancato intervento è finito al centro di una segnalazione della consigliera di Spoltore Marina Febo alla prefettura. «Come l’amico Johnson». «Prima in Regione c’era un sinedrio di pari», dice D’Alfonso, «noi abbiamo affidato le responsabilità e sono pronto a fare un altro aggiustamento». Potrebbe nascere un settore dedicato solo ai trasporti: «Cielo, acqua, ferro e gomma rivestono un’importanza centrale. Il mio sindaco di Londra Boris Johnson ha creato una maxistruttura apposta ed è la strada giusta».