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Pescara, 24/11/2024
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Data: 31/07/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Nuova sede regionale, indagato Mascia. L’affare da 42 milioni. L’ex sindaco si difende: «Ho agito in buona fede»

PESCARA Quattordici indagati per un affare da 42 milioni di euro reso possibile dal cambio di destinazione d’uso di un immobile in costruzione lungo via Tiburtina, a Pescara, vicino all’aeroporto: da uffici privati a uffici pubblici. Politici, dirigenti regionali e comunali, imprenditori sono indagati per l’operazione della City, l’edificio bloccato nell’area dell’ex fornace Tinaro che dovrebbe ospitare la nuova sede della Regione Abruzzo. Ieri, sono arrivati gli avvisi di garanzia in un’inchiesta partita da un esposto del consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari. Tra i coinvolti, per abuso d’ufficio, l’ex sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, e l’ex assessore all’Urbanistica Marcello Antonelli, entrambi di Forza Italia, esponenti di spicco della Regione come Antonio Sorgi, l’ex direttore generale già finito ai domiciliari per l’appalto del cimitero di Francavilla, Pierluigi Caputi e Carla Mannetti. L’indagine della squadra mobile, guidata dal capo Pierfrancesco Muriana, coordinata dalle pm Mirvana Di Serio e Annarita Mantini, scava in un’operazione avviata nel 2010, quando la Regione dell’allora governatore di Forza Italia Gianni Chiodi ha pubblicato il primo bando per cercare una nuova sede già pronta, e che la giunta Pd del presidente Luciano D’Alfonso sta continuando a portare avanti come testimonia l’ultima riunione di sabato scorso. Il bando di Chiodi, però, è rimasto senza esito e ha partorito, nel 2011, una seconda selezione per trovare immobili anche in costruzione. Ed è qui che si inserisce l’Iniziative immobiliare srl, la società dell’imprenditore Marco Sciarra, da poco guida pescarese dell’Ance, anche lui indagato per il reato di abuso edilizio con il titolare dell’impresa costruttrice, Giovanni Pagliarone della Imar (attualmente in concordato preventivo). Adesso, Sciarra è socio di maggioranza con il 34% delle azioni seguito, poi, da altri estranei all’indagine ed entrati in seguito: l’imprenditore Giuseppe Girolimetti con il 20% delle quote, il presidente del Pescara Calcio Daniele Sebastiani con il 12%, gli imprenditori Mauro Angelucci e Alessandro Acciavatti con il 10% e, gli imprenditori, Parnazzini e Paglione con il 7% ciascuno. La ditta di Sciarra, infatti, aveva da poco cominciato i lavori per cancellare il degrado dell’ex Tinaro e farne un centro direzionale di uffici privati con un parcheggio di scambio ceduto al Comune. Una destinazione d’uso, però, in contrasto con la sede della Regione. I dirigenti della Regione sono accusati perché, dice l’accusa, avrebbero «sospeso» l’iter della procedura «al solo fine di consentire al privato di avanzare istanza di variazione della destinazione urbanistica»: avrebbero, quindi, congelato la selezione in attesa del via libera del Comune. A seguire, nel maggio 2012, la ditta di Sciarra ha chiesto all’allora amministrazione Albore Mascia di cambiare la destinazione d’uso. Una domanda, però, resa complicata dal piano di rischio aeroportuale che, a fine 2012, ha messo limiti alle altezze degli edifici nella zona della Tiburtina: il piano dice no a sedi istituzionali, dà lo stop a nuovi interventi e rende possibile solo la «riconversione» di strutture esistenti. Secondo l’accusa, Albore Mascia e Antonelli avrebbero promosso «fattivamente» una delibera per «semplificare la procedura» del cambio d’uso. Un cambio d’uso, da uffici privati a pubblici, che per l’accusa significa un «carico antropico» maggiore, cioè un uso più intenso dell’immobile. Inoltre, ad Albore Mascia e Antonelli è contestato di aver «delegato al privato costruttore la mera attestazione del mancato incremento del carico antropico». Per questo, gli inquirenti arrivano a dire che «all’Iniziative immobiliari abruzzesi è stato procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale» e cioè «gli atti autorizzativi» per la costruzione e il «favorevole esito» dell’operazione. Quando l’inchiesta è partita, Sciarra ha affermato: «Abbiamo già l’autorizzazione dell’Enac, era già stata rilasciata nel momento in cui si era deciso di realizzare in quell’area uffici privati. Se l’autorizzazione andava bene per gli uffici privati, andrà lo stesso bene per gli uffici pubblici».

Mascia sorpreso in vacanza dall’avviso di garanzia: «Mai caldeggiato delibere. Quel documento era la risposta a una normale richiesta di un imprenditore»
L’ex sindaco si difende: «Ho agito in buona fede»

PESCARA «Di certo, non è l’invito di un matrimonio e non fa piacere riceverlo. Soprattutto in vacanza, però...». L’ex sindaco Luigi Albore Mascia è in vacanza e, ieri, ha appreso di essere indagato con una e-mail di posta certificata arrivata sul cellulare. L’ha letta guardando il mare. Oltre che politico di Forza Italia, Albore Mascia è anche un avvocato e quella contestazione di abuso d’ufficio per l’affare da 42 milioni di euro della Regione nello scheletro della City non lo impensierisce affatto: «È un dispiacere personale perché sono uno che ha guidato la città con onestà e trasparenza. Ma da politico e da avvocato capisco che è un atto dovuto: il guaio è che in Italia un avviso di garanzia diventa mannaia mediatica anche se è soltanto un atto tecnico disposto nell’interesse dell’indagato. Non vedo l’ora che tutto si chiarisca e sia archiviato, però, i tempi della giustizia saranno quelli che sappiamo e, nel frattempo, la politica resta nell’occhio del ciclone». Albore Mascia difende la sua amministrazione dai sospetti: «In 5 anni ho dato sempre un’immagine di pulizia. Se errore c’è stato in una materia complessa come l’urbanistica, può esserci stato solo in buona fede». L’ex sindaco, con l’allora assessore all’Urbanistica Marcello Antonelli, è accusato di abuso d’ufficio: «Ma è una contestazione tipica dei sindaci. È normale che un amministratore possa incorrere in una situazione del genere. Ricordo che c’è stata una richiesta da parte di una ditta, la Iniziative immobiliari abruzzesi, che ha innescato una normale procedura tecnica durata un anno e mezzo. La nostra firma sulla delibera che, alla fine, ha determinato il cambio di destinazione d’uso del fabbricato ha avallato l’operato dei tecnici». Albore Mascia, poi, prosegue: «Quella delibera non è stata approvata per un’esigenza politica, era la risposta a una normale richiesta di un imprenditore come ce ne sono tanti a Pescara. È stata un tecnicismo. Vorrei proprio vedere se esiste un tecnico del Comune capace di dire che il sindaco e gli assessori gli abbiano fatto pressioni per un atto: con noi hanno lavorato tutti nella tranquillità più totale». Nell’avviso di garanzia si dice che Albore Mascia e Antonelli avrebbero proposto «fattivamente» la delibera decisiva sfruttando una «procedura semplificata»: «Io non ho mai fattivamente proposto alcunché», replica l’ex sindaco, «mai caldeggiato una delibera durante la mia amministrazione. E anche volendo, un politico non potrebbe facilmente semplificare un iter amministrativo perché si troverebbe davanti un dirigente pronto a mettersi di traverso». È il secondo avviso di garanzia per l’ex sindaco: il primo è arrivato da sindaco, sempre per un presunto abuso d’ufficio legato a una consulenza legale per la candidatura di Pescara a Città europea dello sport. In quel caso, l’archiviazione del procedimento è giunta nel giro di pochi mesi. All’epoca, a innescare l’indagine era stato un esposto dell’opposizione, la lista Teodoro. Stavolta, invece, è stato il consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari, con un esposto, a far scattare l’indagine: «Se il M5S ritiene che ci siano fatti meritevoli di essere controllati, allora, fa bene a presentare denunce», dice Albore Mascia, «anche se loro lo fanno in maniera sistematica. Adesso, la politica usa questi strumenti: gli esposti ci saranno sempre». Comunque, il progetto avviato dal centrodestra di Gianni Chiodi nel 2010 è portato avanti anche dal governatore Pd Luciano D’Alfonso: «Non so bene come vogliano portarlo avanti», dice Albore Mascia, «noi, in giunta abbiamo solo detto sì al cambio d’uso».

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