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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/08/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Lavoro, giugno nero. Record dei disoccupati. Il tasso della fascia giovanile balza al 44,2%, più 1,9% sul mese precedente

La media generale è del 12,7%. Bene solo i contratti a tempo indeterminato

ROMA I dati sono allarmanti. Soprattutto per i giovani. Il lavoro non parte e calano gli occupati. Questo secondo i dati dell’Istat. La disoccupazione a giugno ha toccato quota 12,7% e per i giovani è schizzata al 44,2%, il livello più alto mai registrato dal 1977. Non solo. Il mese scorso si sono registrati 22mila occupati in meno rispetto a maggio (-0,1%) e 40mila in meno rispetto allo stesso mese del 2014 (-0,2%). Insomma, neanche l’estate ha portato bene sul fronte dell’occupazione. Questo è il secondo calo congiunturale dopo quello di maggio (-0,3%), in controtendenza rispetto ad aprile, quando c’era stata una crescita dello 0,6%. I numeri recenti con la conseguente doccia fredda infiammano quindi il dibattito politico e scoppia un nuovo scontro tra il governo, che difende la riforma del mercato del lavoro, e i sindacati che la attaccano. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dice che con il jobs act «abbiamo un po’ stimolato l’occupazione, abbiamo fatto un grandissimo investimento sui posti di lavoro e questo ha consentito di tornare al segno più, ma l’occupazione è l’ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi». Il premier invita quindi a cogliere anche gli aspetti positivi della rilevazione Istat, come i 131mila inattivi in meno rispetto allo scorso anno. «Quelli che vengono considerati inattivi, che erano sfiduciati o rassegnati, tornano a crederci», commenta il presidente del Consiglio che annuncia «un piano per cui nei prossimi anni parte significativa del problema della disoccupazione giovanile deve venire affrontato con l’impiego in cultura». Ad esempio, con i 100mila insegnanti assunti e con i nuovi posti di lavoro nei musei. E poi ancora, Renzi spiega che «i dati sull’occupazione sono ancora timidi, ma incoraggianti», anche se «il quadro è ancora molto lontano da quello che vogliamo che diventi. Ma la direzione è quella giusta». I sindacati, in allarme per i numeri peggiori delle attese, invitano il governo a svegliarsi. La Cgil non ci sta e ribatte con il segretario confederale Serena Sorrentino che dice: «I dati Istat dovrebbero trasformarsi in un elenco programmatico per il governo. È ancora possibile modificare radicalmente il jobs act e varare vere politiche attive, un sistema di ammortizzatori che risponda alle esigenze del mercato del lavoro, e un piano che crei nuova occupazione». Il sindacato di Corso Italia preme per modificare la riforma del mercato del lavoro varata dall’esecutivo, ma il titolare del dicastero di via Veneto, Giuliano Poletti, difende l’operato dell’esecutivo: «I numeri di giugno - afferma il ministro - confermano che siamo di fronte a dati soggetti a quella fluttuazione che caratterizza una fase in cui la ripresa economica comincia a manifestarsi». La segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, si augura però che questi dati facciano venire «il governo fuori dal suo torpore e dal concetto tutto renziano del poter fare tutto da solo». «I posti di lavoro - aggiunge Furlan - non si creano con le regole del mercato del lavoro. Servirebbe un vero programma per la crescita con investimenti di qualità». Dalla Uil, il segretario confederale Guglielo Loy dichiara che «strumenti, più o meno condivisibili, per invogliare le aziende ad assumere, restano monchi e inefficaci in periodi di forte crisi come questo, se non si dà la precedenza ad azioni e politiche volte a investire nella crescita del nostro prodotto interno lordo». Andando ai partiti, per il responsabile Economia e lavoro del Pd, Filippo Taddei, è «ingiustificato emettere giudizi definitivi sugli effetti della riforma del lavoro o della politica economica del governo in questo momento». Le opposizioni sono però sul piede di guerra. Per la Lega Nord i numeri dell’Istat segnano la «disfatta» del governo Renzi, che deve portare a «immediate dimissioni», mentre per Forza Italia i nuovi posti di lavoro che il jobs act avrebbe dovuto creare «sono rimasti sulla carta». Lapidario il Movimento 5 Stelle: «Il Titanic di Renzi e Poletti punta dritto verso l’iceberg».

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