A vuoto il doppio tavolo di ieri con i sindacati in Prefettura per scongiurare lo sciopero di quattro ore (dalle 8,30 alle 12,30) indetto per venerdì da Usb in Atac e dai sindacati confederali nella Tpl. Il tentativo di conciliazione a Palazzo Valentini è fallito. Sia l’Usb («abbiamo trovato una chiusura totale alle nostre istanze», spiega Fabiola Bravi) che i confederali («per i lavoratori della Tpl si parla di un concreto rischio di taglio agli stipendi», afferma Alessandro Capitani della Fit-Cgil) hanno confermato la loro intenzione: incrociare le braccia. Ma la commissione di garanzia per gli scioperi è stata chiara: nella relazione inviata al prefetto Franco Gabrielli il 29 luglio, ha mostrato il forte timore di ulteriori disagi per i pendolari romani già provati da più di un mese di “scioperi bianchi” e disservizi. Sebbene sulla carta gli scioperi indetti (un’altra agitazione è in programma per il 27) siano legittimi sarebbe dunque meglio evitarli. E nemmeno al neo-assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, piace l’idea che i romani possano rimanere di nuovo a terra: «Se il prefetto non precetterà, allora dirò ai cittadini di chi sono le responsabilità, con nomi e cognomi». Insomma, a questo punto Gabrielli potrebbe tornare a inchiodare con la precettazione i dipendenti del trasporto pubblico. Ieri con il sindaco c’è stata una lunga telefonata sull’argomento e la decisione potrebbe scattare nelle prossime ore.
IL FUTURO
Intanto è arrivata ai sindacati autonomi, tra cui l’Usb (i confederali che già sono stati ricevuti) la convocazione domani, in assessorato. «Ascolterò le esigenze di tutti, ma non accetterò altri disagi e strumentalizzazioni», tuona Esposito. Sul fronte Atac, l’Usb mette sotto accusa il nuovo manuale per gli autisti «che impone di continuare le corse nonostante non funzionino stop e frecce». Nella Tpl i guai sono legati ai 75 euro in busta paga che l’azienda ha anticipato per anni per il Comune e che «ora vorrebbe addirittura indietro», dicono Cgil, Cisl e Uil. Intanto oggi Esposito incontrerà Zingaretti («perché non ci può essere un futuro in Atac non condiviso»), quindi i vertici aziendali. C’è anche la magagna dell’appalto per i nuovi 700 bus che non decolla: «Ho già dato una bella strigliata, è un’azienda con problemi giganteschi. Mi toccherà fare lo scassatore». Primo passo: la firma del contratto di servizio.