ROMA Nomi e cifre, retribuzioni che sfiorano i 300mila euro. Quindi più del tetto fissato per i dirigenti pubblici. Un dossier firmato da Fausto Scandola, sindacalista veneto, e diffuso via mail fa scoppiare, all’interno della Cisl, il caso legato ai mega-stipendi dei dirigenti. Il leader del sindacato cattolico, Annamaria Furlan, si dice «amareggiata» e garantisce un cambio di rotta. Precisa però che «si sono presi 2-3 casi e se n’è fatto un discorso generalizzato. Non è così». Tuttavia il Pd chiede che vengano pubblicate le buste paga. Secondo quanto riporta Scandola, le retribuzioni arrivano a cifre «incredibili», in un periodo di crisi non solo del sindacato, ma anche del mondo del lavoro in generale. Intanto, iscritto alla Cisl dal 1968, il sindacalista si è visto notificare un provvedimento di espulsione dalla confederazione e adesso avrà dieci giorni di tempo per presentare appello. Furlan difende il sindacato spiegando che già sono stati presi provvedimenti per abbassare gli stipendi: «L’organizzazione aveva bisogno di nuove regole e se le è date con il regolamento approvato il 9 luglio che entrerà pienamente in vigore il 30 settembre. Saranno escluse d’ora in poi le possibilità di cumulo delle indennità, abbiamo imboccato la strada della trasparenza e la completeremo con l’assemblea di organizzazione di novembre». Prima di diventare legge, però, la decisione deve essere recepita attraverso una delibera dei comitati esecutivi. Ma Furlan garantisce che «all’assemblea di novembre cambieremo sistema, destineremo il 70 per cento delle nostre entrate ai territori e ai sindacalisti che lavorano nelle fabbriche». «Abbiamo introdotto - spiega ancora la numero uno della Cisl - una norma per cui se un sindacalista ottiene incarichi esterni, il compenso sarà versato direttamente all’organizzazione e non al diretto interessato: del resto, lo stipendio da sindacalista è più che sufficiente ed è giusto che gli incarichi esterni producano introiti da destinare alle strutture della Cisl». Il dossier venuto fuori fa tornare d’attualità il tema della necessità di una riforma del sindacato. «Il quadro dei megastipendi dei sindacalisti è una dimostrazione concreta che la direzione nella quale insiste con molte ragioni Matteo Renzi, quando sottolinea l’urgenza della riforma e del cambiamento dei grandi sindacati italiani, è quella giusta», dice il deputato del Pd Andrea Romano. Il collega di partito Stefano Pedica aggiunge: «Un sindacalista non può guadagnare più di Obama o del presidente della Repubblica. Chi si erge a difensore dei lavoratori non può predicare bene e razzolare male. È scandaloso che dei sindacalisti, il cui compito è quello di difendere lavoratori che non guadagnano più di mille euro, abbiano poi degli stipendi dieci volte superiori a quello di un normale tesserato. A questo punto, mi auguro che i funzionari e leader di tutti i sindacati, a partire dalla Camusso e da Landini - sottolinea il deputato Pd - diano il buon esempio pubblicando la loro busta paga».