Caro direttore, ho letto con interesse la pagina di 'Repubblica' del 10 agosto sulla denuncia d'un dirigente Cisl riguardo la scandalosa entità degli stipendi e pensioni dei vertici di quel Sindacato. Che è anche il mio dal 1972, dapprima nel settore Trasporti e ora in quello dei Pensionati. Fino a questa mattina. Ho subito inviato una comunicazione di revoca della delega, con disdetta dell'iscrizione alla Cisl. L'unica possibilità nelle mie mani di dare concretezza alla mia indignazione nei confronti d'una certa dirigenza sindacale che predica bene e razzola male, anch'essa diventata casta di privilegi. D'altronde, anche altri casi in precedenza (ultimo quello dell'ex segretario Raffaele Bonanni) avrebbero dovuto porre un problema, una questione morale in seno al Sindacato. Il Segretario Generale, Anna Maria Furlan, asserisce che da qualche settimana è stato adottato un nuovo regolamento per stipendi e pensioni. Poca cosa e troppo tardi. Ormai davvero s'impone per i Sindacati (come pure per i Partiti) l'applicazione della Costituzione riguardo la rappresentanza, la democrazia interna e il dovere di registrazione, come prevede l'art.39. Una sana e necessaria regola di trasparenza. Sono proprio troppi 68 anni d'inosservanza del dettato costituzionale.
Goffredo Palmerini, Paganica
Anch'io sono rimasto sbigottito nel leggere l'articolo di “Repubblica”: apprendere che Valeriano Canepari, ex presidente del Caf della Cisl, nel 2014 ha percepito qualcosa come 289 mila e 241 euro lordi, crea sconcerto, se non indignazione. Ed è solo un esempio tra i tanti. Figurarsi il malumore all'interno di un'organizzazione che è fatta da tanti sindacalisti di base che lavorano con grande sacrificio, e senza limiti di orario, per un pugno di euro al mese. Per non parlare dei pensionati, spesso portati a Roma a protestare per i loro redditi da fame, con dirigenti che invece non si possono proprio lamentare: tra chi non ci sta c'è anche l'autore di questa lettera, che è anche un punto di riferimento per gli emigrati abruzzesi nel mondo. A rendere la vicenda ancora più imbarazzante, è la mancanza di trasparenza su certi redditi, in un sindacato che, vivendo con i contributi degli iscritti, dovrebbe essere una casa di vetro. Forse è il caso che anche la Cisl abruzzese batta un colpo e quanto prima dica la sua, pubblicamente.