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Data: 23/08/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
A Roma perdite record per le aziende pubbliche e le tariffe decollano. I prezzi dei servizi salgono in tutta Italia. In rosso anche l'Abruzzo (Guarda la tabella con le regioni in sofferenza)

Sono pozzi senza fondo, spesso parcheggi clientelari che succhiano risorse e hanno bilanci in profondo rosso. Si tratta delle aziende pubbliche partecipate a livello locale, veri campioni di sprechi, che l’ex commissario Cottarelli aveva messo al primo posto nel suo dossier della spending review. A distanza di un anno il piano di riduzione è rimasto sulla carta anche se questi enti continuano a fagocitare risorse pubbliche a fronte di servizi scarsi.

La Confartigianato ha fatto uno studio su questo tema dal quale emerge che continuano a crescere le tariffe dei servizi pubblici (raccolta rifiuti, trasporti pubblici, parcheggi, istruzione secondaria, mense scolastiche, nidi d'infanzia comunali e certificati anagrafici) e aumenta anche il numero delle aziende pubbliche partecipate a livello locale: ben 1.782 presenti in tutta Italia, nelle quali spesso le perdite superano gli utili di esercizio, in ben otto regioni.

Il costo dei servizi locali, in tre anni, è aumentato del 9,9%, mentre negli ultimi due anni del 6,2% a fronte di un modesto aumento dello 0,5% del tasso di inflazione.

A questi incrementi non solo non ha corrisposto un miglioramento dei servizi ma nemmeno attivi di bilancio. Anzi.

In testa alla classifica delle regioni con gli organismi a totale partecipazione pubblica che registrano le maggiori perdite c'è il Lazio. A fronte di utili per 4,4 milioni ci sono perdite per 32 milioni con una differenza di 27,6 milioni. Prima della pausa estiva la Regione ha annunciato dismissioni di quote e vendite. Ovvero via da AltaRoma, via da Assicurazioni di Roma, da Aeroporti di Roma e via anche dalla Centrale del Latte, ricalcando le scelte già assunte dal Campidoglio. In totale, da 35 società partecipate dalla Regione si passerà a 6 con un risparmio atteso di 32 milioni per il biennio 2015-2017 e per altri 40 per il 2018. Complessivamente 72 milioni di ricavi tra risparmi e cessioni che dovrebbero modificare quella galassia di società che ha caratterizzato la vita della Regione negli ultimi vent'anni. L’obiettivo è di chiudere l’operazione entro la fine dell’anno, approfittando della «finestra» aperta dal governo grazie alla legge di Stabilità 2015 che ha chiesto alle Regioni un piano straordinario di revisione della spesa.

Dopo il Lazio, al scondo posto per il dissesto del bilancio, c’è l'Umbria con una differenza di 26,4 milioni tra utili per 6,4 milioni e perdite per 32,8 milioni. Seguono la Campania con una differenza di 19,8 milioni tra utili per 4,6 milioni e perdite per 24,4 milioni, Piemonte (-9,2 milioni tra utili per 18,4 milioni e perdite per 27,6 milioni), Calabria (-6,7 milioni tra utili per 0,8 milioni e perdite per 7,5 milioni), Abruzzo (con una differenza di 5,2 milioni data da utili per 1,8 milioni e perdite per 7 milioni).

All'altro capo della classifica, la regione più virtuosa è il Trentino Alto Adige dove gli utili di 137,5 milioni superano di 132,1 milioni le perdite di 5,4 milioni.

Secondo il rapporto di Confartigianato, nelle otto regioni dove le perdite superano gli utili, gli organismi a totale partecipazione pubblica mostrano un'incidenza del costo del personale sul costo della produzione pari al 37,2%, superiore di 13,5 punti rispetto al 23,8% registrato nelle 13 regioni dove, al contrario, gli utili superano le perdite.

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