L’AQUILA No, non è certo così che poteva essere immaginata la prima visita di Matteo Renzi all’Aquila. Non con manganellate, lanci di uova, cariche della polizia, sampietrini che volano tra le teste, addirittura malori (un manifestante) e feriti (si parla di quattro, tra cui un’agente di Polizia). Non con il premier costretto a cambiare programma saltando il briefing istituzionale in centro, a palazzo Fibbioni; o ancora non vedendolo entrare e uscire quasi in fuga al Gran Sasso Institute, alla Villa comunale, attraverso un ingresso secondario al pianterreno. Eppure sono immagini tristemente reali quelle che segnano una giornata di grave tensione che ha riportato la mente alle proteste, vibranti, che hanno contrassegnato il post terremoto. Solo che, stavolta, non c’era la ricostruzione (o meglio, non solo) al centro, ma un insieme non omogeneo di istanze: dal fronte Anti-Ombrina mare agli studenti contro la «Buona Scuola», passando per il comitato 3.32 e il movimento civico Appello per L’Aquila, persino il comitato anti Biomasse e, sembra assurdo ma vero, anche qualche supporter del Teramo calcio inviperito contro i verdetti dei processi sportivi. La questura, in una nota, ha parlato di «movimenti anarco-insurrezionalisti provenienti da altre province della regione».
LA GIORNATA
La protesta dal titolo «andiamo a salutare Renzi» è partita dalla Fontana luminosa. Off limits praticamente tutto il centro storico, varchi e blocchi ovunque. Impossibile anche avvicinarsi a palazzo Fibbioni, davanti al quale si era formato il capannello di autorità e «imbucati» dell’ultim’ora, quasi si trattasse di un party glamour. I comitati si sono avventurati forzando il primo alt alla Fontana Luminosa, fuggendo in ordine sparso attraverso il parco del Castello, poi lungo via Zara, arrivando fino a San Bernardino. Qui la Polizia è stata costretta a dirottare numerose unità e alcuni mezzi blindati. C’è stato un primo corpo a corpo tra agenti e manifestanti. Il gruppo più numeroso è stato bloccato all’altezza della scuola De Amicis. Qualcuno è sgattaiolato sotto i Portici. Nel frattempo anche i giornalisti hanno abbandonato la loro postazione, dietro le transenne, per documentare quanto stava accadendo.
LE CONSEGUENZE
È volata qualche manganellata, durante la carica: un uomo, Silvio Buttiglione di Pescara (imprenditore la cui casa è finita all’asta per la crisi) è stato spintonato e si è poi accasciato a terra a causa di un malore. È stato necessario chiamare un’ambulanza e trasferirlo in ospedale. «Camminavamo dietro lo striscione quando la polizia ci ha fermato. A quel punto ci siamo seduti in terra ma la polizia ha cominciato a pressarci e a schiacciarci per rimandarci indietro: Silvio Buttiglione ha urlato più volte ai celerini che lo stavano schiacciando e togliendo il respiro. Ma loro sono andati avanti e Buttiglione si è sentito male» ha raccontato Massimo Melizzi, il dirigente grillino che lo ha soccorso.
CAMBIO DI ROTTA
Vista l’aria, la security del premier ha deciso di saltare la visita a palazzo Fibbioni, per recarsi direttamente nella sede del Gran sasso Science Institute. Anche alla Villa comunale, però, c’è stata grande tensione: sono volate uova e un sampietrino è passato a volo radente sulla testa del vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, che si è infuriato: «Potevo morire!». Anche qui c’è stata una carica e sono volate manganellate.