ROMA Il mix tra decontribuzione e nuovo contratto a tutele crescenti sta dando qualche frutto. A luglio le assunzioni a tempo indeterminato sono in crescita rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando l’articolo 18 era ancora in pieno vigore e non c’erano gli stessi sconti di ora: sono 137.826 i lavoratori che hanno ottenuto il sospirato “posto fisso” contro i 107.643 del luglio 2014. Altrettanti però quel posto, tra pensionamenti e licenziamenti, lo hanno perso: le cessazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 137.779. E così il saldo tra assunti e fuoriusciti, resta positivo, ma davvero di un soffio: 47 unità. Il quadro migliora se nelle assunzioni a tempo indeterminato si inglobano le trasformazioni: in questo caso il saldo sale a 27.375. La “promozione” da precario a stabile è scattata infatti per 27.328 lavoratori, quasi seimila in più rispetto ai “fortunati” del luglio 2014 (furono 21.429). A fornire i dati è il ministero del Lavoro.
Ad elencarli così, tutti questi numeri, potrebbero generare un po’ di confusione. Ma in realtà evidenziano in modo preciso una tendenza del nostro mercato del lavoro: il combinato disposto tra agevolazioni messe in campo dal governo e ripresa in arrivo, per ora più che ingrossare il numero degli occupati sta avendo soprattutto un effetto qualitativo. Molti precari, dopo anni di contratti a termine sempre con l’ansia del rinnovo-non rinnovo, stanno finalmente passando dall’altra parte della barricata, quella di chi ha qualche certezza in più, quella di chi può presentarsi con il suo contratto di lavoro e ottenere un mutuo o un contratto di affitto, insomma la parte di chi può iniziare a programmarsi un futuro con meno incognite.
IL BILANCIO
Il trend è ancora più evidente se si guardano i dati da gennaio a luglio: nei primi sette mesi dell’anno le assunzioni a tempo indeterminato hanno superato il milione (1.084.461), nello stesso periodo dello scorso anno si fermarono a 830.000. In percentuale si tratta del 30% in più. I precari che hanno visto trasformare il loro contratto in posto stabile sono stati il 40% in più (210.000 contro 150.000 dei primi sette mesi del 2014). Più che dal bacino dei contratti a termine, comunque, i nuovi contratti a tutele crescenti sembrano aver pescato nelle collaborazioni: dall’inizio dell’anno sono diminuite del 15%. In calo (-13%) anche i contratti di apprendistato.
LE CAUTELE
Il contratto a tempo determinato resta comunque la tipologia prevalente di assunzione: a luglio ne sono stati attivati oltre mezzo milione (534.215 per la precisione), ovvero il 69,6% di tutti i nuovi contratti (era il 69,4% a luglio 2014). Il saldo tra attivazioni e cessazioni è positivo per oltre 144.000 contratti. Nonostante l’abolizione di fatto dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cosa che rende meno complicato licenziare un dipendente se le cose si mettono male, gli imprenditori restano comunque cauti. Due i freni: la normativa è ancora troppo giovane per capire quale sarà l’orientamento dei magistrati in caso di contenzioso con il lavoratore, la ripresa è ancora troppo debole e densa di nuvoloni come dimostrano le turbolenze in arrivo da Cina e Grecia. Si spiega così anche il dato quantitativo di luglio: complessivamente (tutti i tipi di assunzione) sono stati attivati 794.596 contratti, oltre mille in meno rispetto ai 795.822 del luglio 2014.