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Pescara, 23/11/2024
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Data: 27/08/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dietro la crisi in Regione c’è la corsa a un posto in Parlamento. Gerosolimo si muove già da assessore e tuona: «Servono regole».

PESCARA Sullo sfondo ci sono anche le candidature alle prossime elezioni politiche. Ed è muovendosi su questo scenario, come all'interno di una cristalleria, che Luciano D'Alfonso starebbe lavorando per trovare un approdo alla crisi di maggioranza. La prudenza infatti è d'obbligo e le varianti tante. Così come le ambizioni dei singoli di raggiungere uno scranno del Parlamento.
DI MATTEO Ed ecco allora che all'assessore che verrà chiamato a fare un passo indietro, per consentire l'ingresso di Abruzzo civico nella giunta regionale, potrebbe essere posta questa prospettiva. Idea che potrebbe avere allettato l'assessore Donato Di Matteo, disposto secondo indiscrezioni a lasciare la sua poltrona ad Andrea Gerosolimo in cambio di una candidatura blindata alla Camera. Che con la nuova legge elettorale (l'Italicum) significa il posto di capolista nel Pd, dunque elezione sicura, mentre i nomi che seguono dovranno vedersela con le preferenze. Sino a un certo punto, perché Di Matteo è uno che i voti ce li ha, ne ha sempre presi tanti nella Val Pescara, e potrebbe fare un accordo con il secondo della lista per un aiutino che nessuno rifiuterebbe.
D’ALESSANDRO E MAZZOCCA Il fatto è che oggi né D'Alfonso, né il Pd sono in grado di garantire a Di Matteo il posto di capolista alle prossime politiche, visto che si tratta di questioni di competenza della segreteria nazionale e l'abolizione del Senato non contribuisce ad alimentare aspettative romane per nessuno. L'altra opzione è che l'attuale assessore di Sel, Mario Mazzocca, si accomodi fuori dalla giunta per lasciare l'assessorato a Gerosolimo e andare a guidare la commissione Sanità, oggi presieduta dall'altro consigliere di Abruzzo civico, Mario Olivieri. Ma con quali competenze, visto che sino ad oggi l'ingegner Mazzocca si è occupato di dissesto idrogeologico e di altre emergenze ambientali, sia in politica che nella professione? Altra opzione in campo è che sia l'attuale sottosegretario, Camillo D'Alessandro, a cedere il suo posto a Mazzocca, e quest'ultimo lascerebbe l'assessorato a Gerosolimo. Un valzer delle poltrone che ha già fatto storcere il muso a Sel, pronto a dare la parola all'assemblea regionale del partito per decidere la linea da adottare secondo gli sviluppi che prenderà la crisi e a porre sul tavolo una verifica di maggioranza che parta, appunto, dal programma prima che dal mercato delle poltrone.
GINOBLE Poi ci sono sempre i fermenti che arrivano dal territorio teramano a consigliare prudenza a D'Alfonso, con il deputato Tommaso Ginoble che secondo molti avrebbe in mano le redini della protesta guidata dal consigliere del Pd Luciano Monticelli e dai due di Abruzzo civico, Olivieri e Gerosolimo, senza contare che anche l'attuale capogruppo Pd in Regione, il teramano di Campli Sandro Mariani, aspetta di saperne di più sul suo destino dopo avere appreso che D'Alessandro potrebbe tornare al ruolo guida della coalizione di centrosinistra all'Emiciclo, già ricoperto nella precedente consiliatura, ma all’opposizione. I ribelli del centrosinistra alle associazioni «Cultura da cambiare»

Gerosolimo si muove già da assessore e tuona: «Servono regole». Ieri nuovo incontro, secondo i tre dovrebbero seguirne molti altri REGIONE

PESCARA C'erano i grandi carrozzoni, i raccomandati della politica e della burocrazia, gli intoccabili e chi invece ci sta rimettendo la casa, con un’esecuzione in corso, per aver anticipato soldi che gli erano stati promessi e che non sono mai arrivati. «Un universo complesso, con situazioni gravissime e una sostanziale assenza di norme e regole -spiega l'ormai assessore alla Cultura in pectore, Andrea Gerosolimo- Bisogna cambiare cultura nel fare cultura: i finanziamenti spot dati senza regole e senza criteri, non fanno bene a nessuno».
PRESENTI IN DICIASSETTE Lo ribadiscono i tre dissidenti nel secondo incontro con le associazioni della regione (erano 17, ieri) anche alla presenza di chi, su quei soldi infilati nell'emendamento del 12 agosto, ci contava e ci conta per sopravvivere. «Noi non lo voteremo -ribadiscono Monticelli, Olivieri e Gerosolimo, facendo saltare la pazienza a qualcuno nella sala riunioni di piazza Unione- non perché chi ne è interessato non lo meriti, ma perché è il metodo sbagliato e sono troppe le realtà che rischiano di rimanere senza risposta». La strada per i tre dissidenti è tracciata: prima l'audizione di tutte e 700 le associazioni culturali (una decina di sedute ancora), poi la convocazione degli Stati generali della cultura e infine una legge quadro che metta ordine al settore e stabilisca finanziamenti certi e trasparenti, basati su criteri ancora da definire, ma che non possono certo essere modulati sul «santo in Paradiso».
PENTOLONE Gli operatori, i più, si dicono soddisfatti: «Si è per la prima volta scoperchiato un pentolone nel quale bolle un enorme malcontento -commenta Anna Berghella, presidente di Fabbricacultura- è ora di rinnovare il settore, di fare formazione, di lanciare sfide internazionali. Ma all'incontro c'erano ancora troppi capelli bianchi». I baroni della cultura, insomma, quelli che prendono soldi a prescindere, quando ci sono, e che in cambio restituiscono poco in termini di pubblico e introiti; chi pensa che una sfilata in costume tra spalti vuoti basti a giustificare la spesa e chi ha più dipendenti che pubblico. E dall'altra chi, invece, come il Museo delle Genti d'Abruzzo, che aveva presentato un progetto ambizioso di messa in rete di tutti i musei regionali, senza neanche ottenere risposta dagli uffici preposti. «Che cosa ci stanno a fare gli uffici», grida qualcuno. Così non si può andare avanti, non si va avanti.
SOLUZIONE TAMPONE Solo che per chiudere il percorso annunciato dai tre dissidenti ci vorranno mesi, forse un anno e nel frattempo il 2015 è quasi finito, le stagioni sono state fatte, i soldi spesi anche quando non c'erano. Una soluzione tampone bisognerà pure trovarla. Bisogna vedere se a farsene carico saranno i promotori di questi incontri, i tre dissidenti che attendono ancora la chiamata del presidente per chiarire e chiudere la crisi di Ferragosto. Anche ieri un nulla di fatto: D'Alfonso ha voluto incontrare prima il suo sottosegretario Camillo D'Alessandro, uno di quelli che probabilmente si dovrà sacrificare alla causa della maggioranza. Il rimpasto va ben amalgamato per evitare che impazzisca di nuovo. Scontri, Cialente assolve gli aquilani

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