L’AQUILA La polizia non ha perso tempo e già da ieri gli investigatori della Digos, che hanno già inviato una prima informativa alla Procura della Repubblica, stanno visionando ore di filmati per scovare i responsabili dei disordini che hanno caratterizzato la visita del premier Renzi. Un’attività delicatissima che rischia di diventare un nuovo terreno di scontro, stavolta verbale, per le opinioni assai discordi che ci sono sulle dinamiche e responsabilità di quanto accaduto. Si allude a chi parla di «manganellate facili» e «cariche di polizia che si potevano evitare».
LE INDAGINI. Non si tratta di un lavoro breve, visto che al vaglio ci sono le riprese fatte dalla stessa polizia, e si tratta di parecchio materiale, ma allo stesso modo vengono osservate anche le riprese di alcune testate giornalistiche che chiariscono tante cose sul ferimento della poliziotta Maria Cipollone che è stata sommariamente ascoltata dopo il fatto. Alcuni di questi filmati sono esaminati al rallenty visto che non sempre le dinamiche sono chiare. Ci sono già i primi sospettati ma altri entreranno solo più tardi nell’inchiesta: molti dei dimostranti, infatti, non sono aquilani e ci potrà anche essere il contributo di altre questure abruzzesi per accelerare le identificazioni. Ma la polizia intende soprattutto accertare se dietro lanci di uova (uno dei quali ha centrato il questore) e di qualche sampietrino ci sia l’ombra di facinorosi, per esempio anarchici, che possono essersi infiltrati tra i dimostranti all’insaputa degli stessi. I luoghi maggiormente attenzionati sono l’area di San Bernardino, dove c’è Palazzo Fibbioni, attuale sede di rappresentanza del Comune, e viale Crispi dove si trova la sede del Gran Sasso Science Institute. Il fascicolo è contro ignoti ma già si possono astrattamente ipotizzare possibili reati: a cominciare da manifestazione non autorizzata fino alla resistenza a pubblico ufficiale (punita con la reclusione fino a 5 anni salvo aggravanti), travisamento o interruzione di pubblico servizio.
I FERITI. Stanno meglio i quattro feriti, la poliziotta e i tre manifestanti coinvolti nella contestazione. La poliziotta è a casa dopo essere stata medicata in ospedale dopo aver riportato la frattura del setto nasale ma probabilmente dovrà essere operata. Ha ricevuto tramite Facebook la solidarietà degli amici e ha chi le ha chiesto come si sentisse ha risposto con un emoticon, un simbolo raffigurante un gattone e con un cuoricino.
LA POLEMICA. Ma, al di là degli altri aspetti investigativi, proprio la dinamica del ferimento dell’agente sembra essere il principale pomo della discordia. Il questore (che nella giornata di ieri non ha commentato l’accaduto) subito dopo l’incidente ha fornito questa versione dei fatti. «La donna», era scritto in una nota, «è stata spinta durante uno dei due tentativi, posti in essere da numerosi appartenenti al mondo anarco-insurrezionalista provenienti da altre province della regione, di sfondare con violenza i cordoni delle forze dell’ ordine posti a tutela di zone e obiettivi considerati sensibili». Questa dinamica è contestata fortemente. «Basta andare sul sito di Repubblica», dice Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista), «dove c’è un video che mostra chiaramente come è caduta sbattendo la faccia l’agente a cui facciamo gli auguri di guarigione. Le immagini smentiscono inequivocabilmente il questore. Assurdo è stato il tentativo di impedire con spinte e calci ai cittadini che protestavano di avvicinarsi al centro dell’Aquila. Io ero in prima fila con lo striscione “No Ombrina” che aprì la manifestazione di Lanciano e non ho visto anarco-insurrezionalisti al mio fianco. Non c'erano anarco-insurrezionalisti ma solo abruzzesi incazzati». Della stessa opinione il consigliere comunale di Appello per L’Aquila Ettore Di Cesare. «La poliziotta non è stata colpita dai manifestanti», dice, «ma si è ferita cadendo nel parapiglia e andando a sbattere contro un puntellamento di un palazzo inagibile». Insomma, un fatto certamente grave ma accidentale.
SINDACATO POLIZIA. Anche il Coisp, sindacato di polizia, prende posizione con una nota diramata ieri dal segretario generale Franco Maccari. «Dopo l’ovvia solidarietà alla collega rimasta ferita», dice, «bisogna rilevare con la massima indignazione, per l’ennesima volta, quanto insufficienti siano le tutele previste per chi fa ordine pubblico e quanto fasulli e poco utili alle nostre necessità siano le previsioni contenute nella bozza di protocolli operativi. Servono regole rigide e severe che ci tutelino dai violenti».