TERAMO Toccateci tutto, ma non il pallone. La reazione massiccia e trasversale della città alla battuta pronunciata da Matteo Renzi martedì all’Aquila («I contestatori? Sono tifosi del Teramo in serie D...», e a seguire sorrisetti e battute sulla Fiorentina «che è stata in D un anno, ma per caso») dimostra quanto l’incredibile vicenda del Teramo calcio – volato in B per la prima volta nella sua storia a maggio, retrocesso di due categorie dal primo grado della giustizia sportiva pochi giorni fa – stia a cuore al popolo dell’antica Interamnia. Una città che per questa dolorosa vicenda non sta allo scherzo con nessuno, men che meno con il capo del Governo. La prima reazione è stata del sindaco Maurizio Brucchi, che già martedì sera ha postato su facebook un messaggio di fuoco in cui invitava Renzi a dimettersi e che ieri, oltre a rilasciare interviste sull’argomento a diverse testate nazionali, ha diffuso la seguente nota: «Inaccettabili ed offensive le dichiarazioni con le quali Renzi nel corso della sua visita all’Aquila ha deriso, ed irriso, le difficili e controverse vicissitudini della Teramo calcio che, proprio in queste ore, vedrà fatta chiarezza sul proprio futuro calcistico. Inaccettabili ed offensive per Teramo, per i teramani, per una splendida tifoseria, e per tutto un territorio che vive con tutta la passione possibile, e anche con le apprensioni e tensioni del caso, le vicende del Teramo, squadra gloriosa con alle spalle una storia lunga oltre cento anni di grandi emozioni. Una città ed i suoi cittadini si sono stretti con forza ed affetto incondizionato ai colori biancorossi. Per questo le parole arrivate dal Premier non possono non suonare offensive e non suscitare in noi tutti una grande amarezza: una evidente caduta di stile, questo suo inciso che ha condito gli ennesimi annunci relativi ad una ipotetica abolizione delle imposte nazionali. Non posso che ripetermi, davvero una inaccettabile caduta di stile per un Primo ministro che all’Aquila, ma era già accaduto altrove, ha del resto rifiutato il confronto diretto con la gente; così come un’ombra di sgradevolezza non può risparmiare quei rappresentanti politici locali presenti al momento delle gravi dichiarazioni del Premier e dai quali non è salita una sola voce di distinguo. Un comportamento che stride con quello che in questi mesi ha invece contraddistinto il governatore Luciano D’Alfonso per la sensibilità e l’operativa concretezza messe in campo affinché la squadra biancorossa potesse affrontare il prossimo campionato della conquistata serie B nel proprio stadio. Da Teramo, dai teramani, dalla tifoseria tutta non può quindi che arrivare, con tutta la forza e l’orgoglio del caso, la richiesta di pubbliche scuse». Che non sia una presa di posizione isolata, e solo politica, lo conferma l’immediata nascita della pagina facebook “Renzi, Teramo ti odia”, che nel pomeriggio di ieri è arrivata a collezionare un migliaio di “mi piace”, ma anche la nota diffusa dall’Unione comunale del Pd – il partito di Renzi – che, a firma di Maurizio Angelotti e Gianguido D’Alberto, recita: «Caro Matteo, devi scusarti per la battuta, perlomeno infelice, pronunciata ieri a L’Aquila. Devi scusarti perché la città sta vivendo mesi di grande tensione per le vicende legate alla squadra e all’obiettivo della serie B mai raggiunto in 102 anni, un obiettivo dai risvolti non solo sportivi ma anche economici e sociali che sta sfumando sotto i colpi di una giustizia sportiva perlomeno approssimativa. Devi scusarti perché il giudizio sulle sorti del Teramo è ancora aperto e siamo in attesa dell’appello che ci auguriamo faccia finalmente chiarezza e giustizia. Noi del Pd di Teramo prendiamo le distanze dalla tua “leggerezza” e ribadiamo ancora una volta che l’intera comunità ha diritto alle tue scuse». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino (anche lui Pd), che si limita a dire: «È una battuta infelice perché i tifosi sono la parte lesa di questa storia». E, sempre dalla stessa parrocchia, è arrivato un commento del governatore D’Alfonso, che così recita: «Il presidente ieri (martedì, ndr) aveva rilevato alcune scritte apparse anche la segnalazione del problema della, per così dire, declassifica del Teramo e su questo il presidente Renzi ha usato una battuta da sportivo quale è, ma io voglio per esempio dare una mano concreta, nel rispetto delle procedure, affinché le ragioni della comunità sportiva teramana vengano rispettate». Cosa intendeva D’Alfonso? Chissà. Di sicuro le scuse di Renzi non sono arrivate, ma un risultato positivo il premier lo ha ottenuto: ha ricompattato gli ultrà del Teramo al resto della tifoseria. Ieri allo stadio Bonolis, nella curva occupata dall’ala più calda del tifo, è comparso lo striscione che vedete in fotografia, con un colorito insulto in dialetto al premier.