«Dammi i nomi e li licenzio in tronco», twitta Stefano Esposito. L’assessore ai Trasporti ieri ha messo nel mirino, tramite social network, alcuni dipendenti Atac che lavorano alla stazione Termini. Secondo l’accusa di un utente avrebbero aggredito un passeggero sulla banchina per Battistini. Un’accusa tutta da dimostrare, ma sufficiente per far scattare la linea dura dell’assessore “sceriffo” (anche se a lui la definizione garba poco). Tanto che dalla rete, la segnalazione è passata negli uffici dell’azienda di via Prenestina per una serie di accertamenti interni.
IL POST
Tutto parte dal post di un iscritto di Twitter, che chiama in causa l’assessore per denunciare di «essere stato aggredito verbalmente da personale Atac per avere segnalato la presenza di borseggiatrici in stazione». «È successo a Termini, sulla banchina della metro A. Direzione Battistini», spiega il passeggero. «Dammi il nome e cognome e li licenzio in tronco», replica a stretto giro il senatore Pd.
Il post dà il via a un fiume di tweet di risposta. Tra provocazioni dei troll e commenti seri, spuntano alcuni nomi. A quel punto Esposito decide di far partire i controlli di Atac. «Ho parlato al telefono con il direttore generale Micheli per chiedere di verificare alcuni nomi, per capire se siano corretti o no».
I CONTROLLI
«Le verifiche sono ancora in corso - dice ancora l’assessore alla Mobilità - Ma in ogni caso per far scattare la procedura ho chiesto all’utenti di denunciare ad Atac l’episodio con nome e cognome, dato che sul profilo ha solo un nickname». Ma, riferisce l’assessore, «nessuno si è fatto vivo». Di conseguenza, almeno per il momento, il licenziamento via tweet deve aspettare.
BOTTA E RISPOSTA
Le parole dell’assessore intanto hanno scatenato in rete la reazione di un autista bus. «Ma te rendi conto de quello che scrivi?», ha scritto il dipendente, anche lui sotto pseudonimo. A quel punto Esposito, che sui social non è tipo da cercare parafrasi (basta ricordare lo scambio di tweet, non proprio elegante, con il consigliere d’opposizione Alessandro Onorato di qualche giorno fa) ha replicato duro: «Occhio a non essere il primo». Licenziato, s’intende.