Sprechi, sprechi e ancora sprechi. L’Azienda per il trasporto pubblico locale di Roma è un colabrodo: fa acqua da tutte le parti. A certificarlo è l’ultima relazione sui conti dell’Atac elaborata dall’Ispettorato di Finanza del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Sulla base di questo documento, datato febbraio 2015, la Procura della Corte dei conti del Lazio ha aperto un’indagine che mira a verificare a quanto ammonta il danno causato alle casse comunali e chi deve rispondere di questa mala gestio. Il procuratore capo Raffaele De Domincis ha girato la relazione anche al suo omologo di piazzale Clodio, Giuseppe Pignatone, per accertare se ci possa essere una responsabilità penale di chi amministra la società del trasporto pubblico.
Già nella precedente relazione sui bilanci del Comune di Roma, datata 16 gennaio 2014, gli ispettori del Mef avevano dedicato un capitolo sulle società partecipate: «La situazione di Atac appare particolarmente allarmante, considerati i costanti risultati negativi e l’assenza di concreti riscontri alle azioni di razionalizzazione e contenimento della spesa». Dalle casse di Atac sono usciti 740.351.965 euro (esclusa l’iva) solo per le forniture. Sono stati spesi 9,1 milioni di euro per installare l’aria condizionata in 38 tram. Altri 52 milioni per il condizionamento dei convogli della metro B e della ferrovia Roma-Lido. Mentre per il sistema gps di localizzazione dei bus sono serviti 8.440.000 euro. Oltre 22 milioni è il costo per 100 autobus elettrici a 8 posti. Per non parlare poi del capitolo manutenzione straordinaria. All’interno del documento del Mef c’è anche un capitolo relativo alle consulenze, in molti casi senza bandi pubblici. Si tratta di 21 contratti con soggetti esterni, stipulati dal 2010 al 2013.
Situazione disastrosa per treni e bus della flotta Atac. Per quanto riguarda le metropolitane, ad esempio, sulla linea B i convogli hanno un’età media di 28 anni, contro i 15 anni della linea A. Sempre la linea blu vede soltanto il 45% dei treni in circolazione con aria condizionata. Sul tratto Termini-Laurentina, entrato in servizio nel 1955, l’ultimo e unico intervento di "ricostruzione" sui binari è stato effettuato nel 1995 (20 anni fa) mentre sul tratto Termini-Rebibbia, dal 1990 a oggi non si è fatto nulla. In superficie, il quadro è ancora peggiore. Su 2268 bus, il 50% ha più di 10 anni mentre, come detto, oltre 900 sono fermi ai box, definitivamente.