Cialente rischia tutto. Intende risolvere fra i banchi del Consiglio la crisi di maggioranza presentando al voto dell’assise un documento contenente, non solo il programma di fine mandato, ma anche alcuni punti del piano strategico della città in vista delle amministrative del 2017. Se l’atto non dovesse ottenere i voti necessari, il primo cittadino lascerà. In vista dunque due settimane di fuoco durante le quali il Pd cercherà di ricucire gli strappi soprattutto con Rifondazione, il cui consigliere comunale, Enrico Perilli ieri era assente nella seduta del consiglio comunale. Non si è materializzato neanche il consigliere socialista, o forse ex Psi, Gianni Padovani, mentre l’assessore esautorato Giancarlo Vicini ha scritto una nota al sindaco sottolineando la vicinanza del partito al primo cittadino. Il problema tuttavia è che a rappresentare i socialisti al momento in aula non c’è alcun componente.
I NUMERI Se anche Perilli, come sembra dovesse andare fuori dalla maggioranza, i numeri sarebbero davvero risicati: 16 contro 15; un rapporto che imporrebbe una roulette russa ad ogni seduta consiliare. La diplomazia politica dunque si è messa già al lavoro: da una parte si sondano gli animi degli indecisi, quali Angelo Mancini, Pierluigi Properzi, dall'altra il Pd, attraverso il suo capogruppo Stefano Palumbo ha convocato una riunione di maggioranza, sembra, per venerdì. Perfino il sindaco Cialente, a modo suo, intervenendo in Aula ha cercato di dare delle risposte politiche a Rifondazione comunista, che scioglierà il nodo (dentro o fuori dalla giunta) proprio questa sera. In primo luogo Cialente ha tentato la strategia della lusinga.
L’ULIVO «Questa è una delle ultime giunte Uliviste in Italia con Rifondazione comunista - ha detto - pensare di spostare l'asse sarebbe un errore». Come dire, restate con noi. Un messaggio che potrebbe tuttavia scivolare addosso ad alcuni esponenti di Rc propensi invece a gettarsi anima e corpo magari nel nuovo soggetto politico di sinistra alternativo al Pd. Cialente ha poi tentato di far capire soprattutto a Enrico Perilli e ai green del suo partito che il “pallino” del Gran Sasso è in mano alla Regione e non più al comune dell'Aquila aprendo, a modo suo, alle istanze del partito. «La Regione sta rivedendo con una legge la mappa delle aree Sic (siti di interesse comunitario), per un errore forse, solo la stazione di Campo Imperatore e una parte quella di Pietracamela sono state inserite in zona Sic. Nel momento in cui la stazione sarà esclusa non vi sarebbero più problemi. Quanto al progetto delle Fontari - ha aggiunto il sindaco - è ora sottoposto al Via della Regione, sarà l'ente dunque a decidere se è contro legge e non la politica». «Se l'emendamento di Rc fosse stato approvato - ha ricordato Cialente, avrei dovuto ritirare il bando per la gestione della stazione, e far fallire il centro turistico con la conseguente vendita all’asta dei beni».