VECCHI DUALISMI. Oggi c'è chi osserva che, in fondo, da quel dualismo tra mare e montagna che fino alla metà degli anni Ottanta ebbe come grandi interpreti Remo Gaspari e Lorenzo Natali, l'Abruzzo ebbe tutto da guadagnare. Perché dalla sana competizione tra i due giganti della Dc («zio Remo» 10 volte deputato e 16 ministro, Natali più volte ministro e commissario europeo per la Cooperazione internazionale), nacquero persino due autostrade invece di una. Certo, tra loro non erano sempre carezze e pacche sulle spalle: Natali fanfaniano, Gaspari del grande centro doroteo di Arnaldo Forlani, quando nella vecchiaDc le correnti contavano come un grande partito. E' storia dell'altro ieri, ma sembra passato un secolo,mentre il dualismo tra mare e montagna che segnò quella pagina politica abruzzese si riaffaccia oggi, preceduto da molti segnali.
RIPRESINA L'ultimo arriva dai sindacati che, soffermandosi sulla crisi della Valle Peligna, parlano di «Abruzzo a due velocità» per sottolineare come la ripresina segnalata da tutti gli indicatori economici non abbia un passo omogeneo nella regione. Altre avvisaglie fanno capo alla delicata questione della sanità: nei centri dell'interno si osserva che la chiusura di un pronto soccorso o un punto nascita non può fare i conti soltanto con i parametri ministeriali riferiti all' utenza, ma anche con l'orografia di un territorio dove un'ambulanza può percorrere 10 minuti per un percorso in pianura e il doppio per lo stesso tragitto se tra tornanti e pendii.
E c'è la questione del trasporto pubblico dove sono ancora i sindacati, spalleggiati dalla politica, a battersi contro il taglio delle corse nelle zone montane e a sollecitare l'estensione del biglietto unico a tutto l'Abruzzo (viaggi su tre vettori per 90 minuti spendendo solo 1,20 euro), privilegio oggi accordato solo all'area metropolitana Chieti-Pescara.
DIFFIDENZA Così, mare e montagna tornano a lanciarsi sguardi carichi di diffidenza sepolti sotto la cenere per qualche decennio, mentre gli spot di promozione turistica invitano a godere delle bellezze d'Abruzzo trasformando in risorsa ciò che oggi sembra dividere: l'unica regione dove al mattino puoi fare un'arrampicata sul Gran Sasso e la sera godere di un'ottima cena sui trabocchi. Due dimensioni che portano anche a modelli sociali e culturali lontanissimi. L’interno mantiene vivi folclore e tradizione con rievocazioni medioevali, sagre di paese, commemorazioni religiose. La costa celebra la modernità e i grandi eventi, come i Giochi del Mediterraneo sulla spiaggia che in questi giorni illuminano Pescara. Ma fra meno di una settimana anche questo grande circo toglierà le tende in attesa di nuove sorprese.
GIGANTI L'altro dato è che in politica, oggi, di giganti non se ne vedono. Forse è proprio per questo che le voci di campanile si moltiplicano, trasformando quasi sempre in caciara un territorio che con i suoi 1,2 milioni di abitanti può essere paragonato a un quartiere di Roma. E più si riducono le risorse, più la rissa aumenta, soffocando aspettative e ambizioni che la politica non è più in grado di distribuire equamente tra costa e montagna. Non è un caso che a 14 mesi dall' inizio della legislatura regionale, la maggioranza di Luciano D'Alfonso sia ancora incagliata fra i trabocchi teatini e le cime teramane del Gran Sasso.