Bisognerà aspettare ancora almeno metà settembre per le scelte definitive sulla manovra. Ma il cantiere è aperto: oggi il premier Matteo Renzi ha incontrato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per fare il punto sul quadro economico, alla luce dei migliorati dati Istat sul Pil e in vista della nota di aggiornamento al Def attesa entro il 20 settembre, spina dorsale per la legge di bilancio.
Il tassello della spending 2.0
Sulla manovra da 25-30 miliardi si lavora a ritmi serrati per far quadrare i conti tra entrate e uscite. Renzi deve tenere fede alla promessa di cancellare la Tasi sulla prima casa e l’Imu sui terreni agricoli e gli imbullonati: un’operazione che costa circa 5 miliardi. Allo studio anche l’ipotesi di lanciare un piano anti-povertà e incentivi per il Sud, dopo l’allarme lanciato dalla Svimez questa estate. La ministra Marianna Madia ha assicurato che ci saranno «certamente» anche le risorse per i rinnovi dei contratti pubblici. Cruciale, per le coperture, sarà la partita della spending 2.0 di Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, dalla quale il Governo conta di ricavare 10 miliardi, con il grosso delle risorse in arrivo dalle razionalizzazioni nei ministeri e negli acquisti della Pa, mentre dallo sfoltimento della giungla delle agevolazioni fiscali dovrebbe arrivare circa un miliardo. Revisione della spesa, che insieme alla flessibilità Ue per le riforme (circa 6,4 miliardi in deficit già contabilizzati nel Def, nel rispetto dei vincoli europei) permetterebbe di azzerare le clausole di salvaguardia, rialzi Iva e accise, il cui onere totale ammonta appunto a circa 16 miliardi. Altre risorse dovrebbero arrivare dalla voluntary disclosure, ma per questo bisognerà aspettare il 30 settembre.
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I dubbi di Bruxelles
Non è un mistero che Palazzo Chigi punti a tirare al massimo l’elastico della flessibilità Ue ricorrendo anche alla clausola per gli investimenti che dovrebbe fruttare altri 6 miliardi. Il dialogo tra Roma e Bruxelles è in corso, anche se oggi fonti anonime da Bruxelles hanno fatto trapelare dubbi sia sulla possibilità di ricorrere ancora alla flessibilità (già concessa, ricordano, proprio in nome del percorso di riforme avviate che deve essere portato avanti senza perdere slancio) sia sulla rivoluzione fiscale annunciata (una scelta, sottolineano, che andrebbe in direzione opposta rispetto alle raccomandazioni che da tempo la Ue va facendo all’Italia, cioè quelle di spostare il carico fiscale dalle persone alle cose).
Renzi: «Italia sulla strada giusta»
In serata, intervistato da Gianni Riotta a “Parallelo Italia” su Rai Tre, Renzi è tornato a commentare positivamente i dati Istat di oggi: «Cala la disoccupazione e torna a crescere questo benedetto Pil che ci ha distrutto. L’Italia è sulla strada giusta ma la risorsa più importante sono gli italiani». Adesso, per il premier, «serve soprattutto il fatto che finalmente l’Italia ci creda e torni a liberarsi dalla mania della rassegnazione e del pessimismo». Interpellato sulle critiche della leader Cgil Susanna Camusso, Renzi ha tagliato corto: «Non so, francamente è l’ultimo dei miei problemi. Se fossi il segretario di un sindacato oggi sarei contento e non farei polemiche».