ROMA «Le tasse che tagliamo le decidiamo noi. Dal prossimo anno non ci saranno più Imu e Tasi». È questa la ruvida risposta di Matteo Renzi alle “fonti” Ue che si sono permesse di intervenire sull’opportunità di tagliare le tasse sulla casa e di allentare il rigore sul deficit. Il premier risponde a muso duro dai microfoni di Rtl 102.5 e difende a tutto campo l’azione del governo. E se Bruxelles in più occasioni ha indicato che per favorire la crescita e l’occupazione sono da preferire gli interventi di riduzione del fisco sul lavoro piuttosto che gli sconti fiscali sui patrimoni, il presidente del consiglio risponde che la Ue farebbe bene ad occuparsi più degli immigrati che delle politiche fiscali dei singoli paesi. «Un’Europa che si gira dall’altra parte quando ci sono i barconi pensa di venirci a spiegare cosa fare sulle tasse? Cioè, c’è qualcuno a Bruxelles che, mentre l’Italia è sostanzialmente sola a salvare vite umane e la dignità, pensa di fare l’elenco delle tasse che dobbiamo tagliare o non tagliare? Spero sia stato il caldo, probabilmente c’era caldo a Bruxelles e noi non lo sapevamo» taglia corto un irritatissimo Renzi che non rinuncia a una nota polemica sull’anonimato delle fonti Ue: «Mettessero nome e cognome...». La replica questa volta è affidata alla portavoce della Commissione agli affari economici, Annika Breidthardt, che spiega che le valutazioni della Ue sull’Italia saranno fatte quando ci saranno i dettagli e la formalizzazione della bozza del bilancio 2016: «Siamo consapevoli delle recenti dichiarazioni del premier Renzi e non abbiamo altro da commentare. La valutazione sarà basata sui fatti, su quello che ci sarà, e sulle previsioni economiche della Commissione di novembre». Quel che è certo è che Renzi non ci sta a farsi dettare la linea, rivendica i risultati delle riforme avviate finora e non arretra di un millimetro rispetto all’annunciato taglio delle tasse sulla prima casa. «Italiani segnatevi la data del 16 dicembre, che è l’ultima scadenza, la seconda rata, dell’Imu e della Tasi, quello è il funerale della tassa sulla prima casa. Sarà l’ultima volta che gli italiani pagheranno la tassa sullla casa, punto» taglia corto l’inquilino di palazzo Chigi, che coglie l’occasione per confermare la tabella di marcia sulla riduzione delle tasse decise dal governo: riduzione dell’Ires (tassa sulle aziende) nel 2017 e dell’Irpef nel 2018. E le coperture? «Ci siamo fatti un gran mazzo a trovarle e figuriamoci se ora ci mettiamo a discutere con qualcuno che a Bruxelles quando c’è da parlare di immigrazione sono in ferie e quando c’è da parlare di tasse si svegliano tutti insieme» chiosa Renzi. Nell’attesa del 16 dicembre, i sindacati si candidano a partecipare al “corteo funebre” di Imu e Tasi anche se la loro priorità resta il taglio delle tasse lavoratori dipendenti e pensionati. Tra le tre confederazioni ci sono tuttavia differenze sostanziali sul fisco. La Cgil sostiene che il taglio generalizzato delle imposte sulla prima casa avrebbe come effetto una maggiore riduzione delle tasse per i più ricchi mentre la Cisl punta sui grandi patrimoni immobiliari in mano ad assicurazioni e grandi gruppi finanziari. Ma non solo. Il sindacato guidato da Annamaria Furlan ha presentato ieri un progetto di legge di iniziativa popolare (500 mila le firme raccolte e depositatate) che prevede l’estensione del bonus degli 80 euro (1000 euro annui) anche ai lavoratori autonomi e ai pensionati, aumentando però il tetto di reddito a 40 mila euro l’anno. Sopra i 40 mila euro il bonus diminuirebbe fino ad azzerarsi a 50 mila euro. Il costo di questa misura sarebbe di 37,8 miliardi.