ROMA La definizione di “assessore-sceriffo”, che gli hanno cucito addosso per via dei suoi modi ruvidi e senza fronzoli, al senatore Stefano Esposito non è mai piaciuta. Quella di assessore-ultrà, evidentemente, sì. Anche se, almeno da membro della giunta di Roma, avrebbe potuto essere più accorto nel manifestare le sue simpatie calcistiche. Ma Esposito è fatto così. «Prendere o lasciare - dice lui - Io le cose le dico come le penso». E quindi in radio si è messo a intonare il coretto «Roma merda, Roma-Roma merda», spiegando agli ascoltatori della Zanzara, che lui quel coro lo ha cantato «tante volte, quando andavo in trasferta a vedere la Juve». «Ho fatto anche delle risse - ha aggiunto - ho dato botte ma soprattutto le prendevo». E ancora «Se la Roma non vince lo scudetto io godo, sarebbe meglio la Lazio». Ultima perla: «Romanisti rosiconi? Sì, sono anni che si lamentano di partite, linee, palle uscite o non uscite, siamo ancora a Turone. Basta!».
Ma, quanto a gaffe, dai microfoni di Radio 24, il senatore Pd ha messo a segno una doppietta. Dopo lo scivolone sulla Roma, è andato in fuorigioco anche sui Trasporti, la sua delega nella giunta Marino. «Il bus 64 (uno dei più famosi di Roma, ndr) da dove parte e dove va?», gli chiedono i conduttori Cruciani e Parenzo. E Esposito ammette: «Non lo so, mi becchi assolutamente impreparato. Io ho in mente il 106, il 64 non lo so». Seconda domanda: «Quanti sono i taxi a Roma? Non ne ho idea. Per il momento i tassisti non sono incazzati con l'assessore. Ma non so quanti sono. So che ce ne vorrebbero di più, sono newyorkese».
LA CHIAMATA DI MARINO
Ma sono soprattutto le frasi anti-Roma a scoperchiare un vaso di Pandora di polemiche. In Campidoglio si racconta che perfino il sindaco Marino, dagli Stati Uniti, lo abbia chiamato per metterlo in riga: «Stefano, hai usato toni sgradevoli, spiegati e chiedi scusa». Ma lui di scusarsi non ha voglia e in una dichiarazione ha precisato solo: «La cosa risale a 30 anni fa, figuratevi se mi scuso».
Sel invece ha chiesto le sue dimissioni perché «odia Roma e la sua squadra». Anche il Pd ha preso le distanze. A cominciare da Massimo D’Alema, presidente onorario del Roma Club Montecitorio. «Esposito chieda scusa a quella larga parte della città che ha offeso. Se non lo fa lui, lo faccia Marino», ha dichiarato all’Ansa. E a chi ha ricordato all’ex premier che Esposito era di estrazione “dalemiana”, arriva una replica gelida: «Attenzione: sedicente dalemiano. Gliel'ho proibito da molto di definirsi tale...».
Anche in Campidoglio la battuta non è piaciuta. Il capogruppo del Pd, Fabrizio Panecaldo, prima si è lasciato andare su Facebook a un hashtag non fraintendibile: «#Juvemerda». Per poi aggiungere: «La battuta andava evitata». A scatenarsi è soprattutto l’opposizione: Francesco Storace definisce Esposito un «imbroglione del nord». «Imbroglioni sono i tuoi amici camerati», replica l’assessore, che poi ingaggia un duello con l’ex sindaco Alemanno. «Esposito confessa di aver insultato la ASRoma da ultrà. Marino l'ha scelto per perseguire la stessa finalità da assessore», scrive l’ex primo cittadino. «Tu Roma l'hai piegata al malaffare», risponde Esposito. I tifosi giallorossi intanto si sfogano in rete: «Assesso’ vai Pjanic a insultare...», la battuta più quotata, in una valanga di critiche.