ECONOMIA L'AQUILA «I numeri sono abbastanza eloquenti e bisogna crederci, è il segno comunque che abbiamo toccato il fondo e che stiamo risalendo ». Per Agostino Ballone (nella foto), presidente regionale di Confindustria, qualcosa si muove, come dicono i dati sull'occupazione diffusi dall'Istat per il secondo trimestre del 2015. «Ma sono comunque numeri modesti e altalenanti -spiega- e che soprattutto dovranno essere confermati in futuro, per dare la certezza che non si tratti di un fuoco di paglia». L'Istituto di statistica, che conta le teste e non i contratti, ha detto che in Abruzzo rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, ci sono 9mila occupati in più (da 459mila a 468mila) con un balzo in avanti dell'1,4%, per una forza lavoro cresciuta di 21mila unità (da 521mila a 542mila). RIFORMA «Molto ha aiutato la politica del governo centrale e in particolare la riforma sul lavoro, il trend nazionale è positivo, ma non ancora sufficiente, aspettiamo di superare lo zerovirgola nella crescita del Pil». E non deve ingannare la crescita parallela dei disoccupati passati da 62mila a 74mila (+1,7%), «perché sono il frutto di unamaggiore fiducia nel mercato -convergono su questo sia Ballone che il segretario del Pd, Marco Rapinopoiché si tratta per lamaggior parte di unità che ristagnavano nella categoria degli inattivi, ovvero di chi il lavoro non lo cercava più». CARROZZONI In Abruzzo i numeri più grossi continuano a farli i servizi (285mila addetti, di cui 203mila dipendenti) e l'industria (153mila unità), «ma non sottovalutiamo il settore agroalimentare -continua Ballone- che con i suoi 31mila addetti, rappresenta la vocazione e l'eccellenza della regione», anche perché, in questo settore, le potenzialità di crescita, con 20mila addetti indipendenti, sono tante. «La sua parte può e deve farla anche la Regione -aggiunge il rappresentante degli imprenditoricon l'uscita dal commissariamento che ha drenato risorse alle famiglie e alle imprese, finalmente si potranno abbassare le imposte di Irap e Irpef, liberando denaro e favorendo la ripresa dei consumi. E poi bisogna aumentare il livello dei servizi e tagliare le partecipate: spesso carrozzoni che sottraggono risparmio e lavoro».