ROMA Qualcosa è cambiato nello spirito degli italiani anche se siamo ancora lontani da un clima di fiducia. Il rapporto annuale della Coop restituisce una fotografia del Paese più mobile (in tutti i sensi) ma prudente. «È il sentiment a essere cambiato», con gli italiani che riprendono a consumare, soprattutto in beni durevoli, aumentati del 7% in poco meno di due anni. Se il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto nel 2015 dell’1,5% - «+1% grazie alle politiche del governo», scrive Coop - le ferite lasciate da anni di crisi economica non sono ancora del tutto cicatrizzate: è pesante il divario nord-sud, con mille euro di differenza destinati alla spesa mensile dal Trentino alla Calabria. Dal 2007 le famiglie hanno perso potere d’acquisto per 122 miliardi, 75 dei quali in riduzione del consumi e 47 in taglio dei risparmi. Il 52% degli italiani ritiene di appartenere alla classe operaia (a discapito dalla dichiarata fine della stessa) con una crescita di ben dodici punti rispetto al 40% del 2008. Dato confermato dalla contrazione del reddito disponibile che dal 2007 al 2014 si è ridotto di 2600 euro, con un recupero di 220 euro nel 2015 che porta con sé un carico di fiducia. Ad aiutare la ripresa è comunque anche la deflazione: tra il 2011 e quest’anno in termini nominali le retribuzioni sono cresciute dell’1% annuo, ma sono scese dello 0,5% al netto dell’inflazione. Il tasso di risparmio è risalito al 9,2% rispetto all’8,6% del 2014, anche se rimane molto lontano dall’11,9% del 2007. «Gli 80 euro sono stati fondamentali in un momento di recessione, ma adesso servono altri interventi e prospettive», ha sottolineato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia. Le parole d’ordine per il futuro, secondo gli italiani ascoltati da Coop, sono famiglia, riforme, sobrietà e riduzione delle disuguaglianze. «L’andamento favorevole della congiuntura e la timida ripresa dei consumi non ci deve far dimenticare che i fondamentali dell’Italia sono ancora in sofferenza», aggiunge Stefano Bassi, presidente dell’Associazione che raggruppa le Coop. «Al governo - sostiene - chiediamo di raggiungere gli obiettivi annunciati per evitare l’aumento dell’Iva». Ma l’Italia, sebbene in versione "slow", cresce, come i suoi consumi. Dal rapporto Coop emerge come il settore alimentare stia vivendo una lieve ripresa: fatto 100 il 1980, oggi i consumi sono a 86, nel 2016 saranno a 87,4. Nel 2007 erano a 98,8. Con gli euro che gli italiani si sono ritrovati nelle tasche, insomma, si è ripreso a comprare. Chi ha potuto ha scelto una casa, gli altri hanno virato su elettrodomestici - +50% il numero delle asciugatrici vendute nel 2015 - ma sono ripartite anche immatricolazioni - +15% nel 2015. Insieme a tutto questo, l’Italia ritrovata la fiducia ha ripreso anche a muoversi: al milione e mezzo in più di presenze straniere si affiancano i 5 milioni di italiani che hanno ripreso a viaggiare. Oltre alla conferma di essere il Paese con la maggiore evasione fiscale (200 miliardi annui) , oltre che «bipolare e schizofrenico» dopo la crisi, l’Italia scopre di fumare poco: 21% degli abitanti, meno di tutti in Europa. Con una postilla: è tra i maggiori consumatori di cannabis, con 2,3 milioni di consumatori abituali o saltuari e un mercato dello stupefacente tra 1,5 e 3 milioni di chili all’anno.