ROMA Quanti sono i lavoratori dipendenti che utilizzano il Pc aziendale per consultare il web su questioni private? E quanti coloro a cui ogni tanto “scappa” qualche telefonata a familiari o amici dal cellulare di servizio? Ovviamente non lo sapremo mai. Ma attenzione, chi fa parte, anche sporadicamente, di queste “categorie”, d’ora in poi è bene che sia cosciente della pericolosità di quei minuti distratti dal lavoro: l’azienda può raccogliere e analizzare i dati contenuti negli strumenti di lavoro dati in dotazione e, nel caso, utilizzare i risultati anche a fini disciplinari, compreso il licenziamento. È questo il senso della norma sui controlli a distanza contenuta in uno dei decreti del Jobs act (quello sulla semplificazione delle procedure) che oggi il Consiglio dei ministri varerà in via definitiva. Nonostante le polemiche di questi giorni il governo infatti tirerà dritto, la norma non cambia. E così anche questa parte del vecchio Statuto dei lavoratori (il tema è affrontato nell’articolo 4) andrà in soffitta, così come è già accaduto per l’articolo 18 e per le norme sul demansionamento.
«Qualche ritocco» come ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è possibile. Ieri sera ancora si trattava, ma in ogni caso la sostanza non sarà scalfita e nel testo rimarrebbe la possibilità per l’azienda, una volta informati i dipendenti, di raccogliere informazioni attraverso questi strumenti e utilizzarle «a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro», quindi anche a quelli disciplinari. Rispetto al testo preliminare varato a metà giugno, dovrebbe essere di fatto solo chiarito meglio (già comunque si prevede) che scatteranno sanzioni se le informazioni raccolte violano il codice sulla privacy.
LE ALTRE CORREZIONI
Qualche modifica è in arrivo sugli altri tre decreti. Cambia nuovamente il destino di Italia Lavoro: non sarà più messa in liquidazione, ma le sue azioni passeranno dal Tesoro alla nuova Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive che - anche questa è una modifica - sarà istituita dal primo gennaio 2016, e che dovrà coordinare e definire gli standard dei servizi per la riqualificazione dei disoccupati. Dovrebbe essere cambiata anche una norma del decreto che ridisegna la cassa integrazione. Il testo originario prevede, tra le altre cose, l’abolizione della possibilità di utilizzare la cig per le aziende che cessano l’attività. La correzione allunga il periodo transitorio (12 mesi nel 2016 anziché i 6 previsti; 9 mesi nel 2017; 6 mesi nel 2018) per le aziende che hanno un nuovo acquirente all’orizzonte che si impegna a salvaguardare posti di lavoro. E a proposito di occupazione, ieri Poletti ha confermato che presto si arriverà a comunicazioni «coordinate e condivise» tra Ministero, Inps e Istat.. Poi, commentando il recente errore fatto (e corretto il giorno dopo) dal suo staff sul numero di contratti attivati e cessati, ha annunciato che «è stata attivata una procedura interna», rivelando: «Ero furibondo: un errore così non si può fare».