ROMA Come un fiume carsico il dossier del ricambio al vertice delle Ferrovie, che sembrava maturo ad inizio dell’estate per poi essere accantonato di nuovo, torna alla ribalta. Palazzo Chigi sarebbe sempre più convinto di sostituire gli attuali vertici, l’amministratore delegato Michele Elia e il presidente Marcello Messori, da tempo divisi sui progetti di privatizzazione del gruppo ferroviario. Il problema di Palazzo Chigi, ma anche del Tesoro che formalmente è l’azionista del gruppo, è come arrivare ad un ricambio anticipato dei vertici di Ferrovie che sono stati nominati poco più di un anno fa. Lo schema utilizzato per la Cassa Depositi e Prestiti, ossia una moral suasion sia su Elia che Messori affinché lascino spontaneamente le loro poltrone finora non ha funzionato. I tentativi, molto discreti, non hanno dato frutti. A questo punto nelle intenzioni di Palazzo Chigi ci sarebbe una sorta di Piano B: convincere almeno cinque dei nove consiglieri a presentare spontaneamente le proprie dimissioni in modo da far decadere l’intero board. Sondaggi in tal senso sarebbero stati avviati negli ultimi giorni.
L’altro nodo da sciogliere resta il dopo. Fino a qualche settimana fa sembrava quasi certo che il posto di Elia potesse essere preso dall’ex direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi. Questa ipotesi starebbe perdendo quota, anche perché per l’ex amministratore delegato di Wind si starebbe prospettando un altro importante incarico in una società di telecomunicazioni. A salire, invece, sono le quotazioni, come riportato dal Fatto Quotidiano, di Renato Mazzoncini, attuale ad di Busitalia, la controllata delle Ferrovie che si occupa di trasporto su gomma. Mazzoncini ha avuto modo di incrociare i suoi destini con quelli di Matteo Renzi quando quest’ultimo era sindaco di Firenze. Busitalia, infatti, ha rilevato l’Ataf, la società dei trasporti pubblici fiorentina “privatizzata” da Renzi quando era primo cittadino del capoluogo toscano. Le decisioni sul futuro di Ferrovie si incrociano ovviamente con quelle del piano di privatizzazioni del governo. La quotazione dei treni di Stato è prevista per il 2016. Ma il problema è che ci sono divisioni tra Tesoro e Palazzo Chigi su «cosa» privatizzare. Via XX Settembre vorrebbe tenere integro tutto il gruppo ferroviario, tenendo sotto lo stesso cappello sia i treni che la rete. Palazzo Chigi sarebbe più orientato a valorizzare l’alta velocità, mantenendo il controllo pubblico sulle rotaie.