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Data: 06/09/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Migranti, via libera da Vienna e Berlino Merkel promette: «Asilo senza limiti» Arrivano a migliaia e vengono accolti dagli applausi della gente. Dall’altolà a «benvenuti da noi» il ribaltone della Cancelliera

La grande marcia raggiunge la sua terra promessa. Per una volta, per un giorno almeno, è stato un giorno di festa. Alle stazioni di Vienna, Salisburgo, Monaco di Baviera. C’è stata festa da parte dei profughi, con la stanchezza sciolta in canti e frasi di gioia. C’è stata festa tra chi li ha accolti, con decine di volontari impegnati a distribuire pannolini, spazzolini da denti, acqua, succhi di frutta. E anche tra i cittadini che hanno voluto esserci portando abiti, coperte, e tanti piccoli regali (album, colori, pupazzetti) per i bambini. Com’è giusto, e finalmente, coccolati. Farà furore sul web il filmato di un bambino che gioca con il berretto di un poliziotto.
DECISIONE NELLA NOTTE La rassicurazione era arrivata nella notte di venerdì, dall’Austria e dalla Germania: «frontiere aperte» per chi proviene dall’Ungheria, il che in realtà ribadisce solo le regole di Schengen, ma che in concreto consente l’ingresso dei profughi anche senza visto. E così in migliaia si sono riversati, e si stanno riversando, in Austria e Germania. Nella stazione di Monaco di Baviera vengono accolti con applausi e le note di Beethoven, l’Inno alla gioia. «Non c'è limite alle richieste di asilo» ha annunciato Angela Merkel, molto presente ieri in giornali e tv tedeschi. Per sottolineare: «Il diritto all'asilo politico non ha un limite per quanto riguarda il numero di richiedenti». Per spiegare: «In quanto paese forte, economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario». Per rassicurare: «L’accoglienza avverrà senza alzare le tasse e senza porre a rischio il pareggio di bilancio».
IL “CORRIDOIO” Perché anche in Germania c’è il fronte anti-immigrati. Venerdì notte è stato dato alle fiamme, ed è il terzo in poche settimane, un centro rifugiati. Ma l’accoglienza che i tedeschi e gli austriaci hanno dato ai siriani - ma anche a profughi di altre nazioni, che sono riusciti a introdursi nel “corridoio” giusto - arrivati ieri a migliaia, è stata affettuosa e generosa. Con i profughi che cantavano l’inno europeo (che la stragrande maggioranza degli europei non conosce) e gridavano il loro affetto per la Germania.
Sono già arrivati a destinazione a migliaia, e gli arrivi sono continuati nella notte, comprese le prime centinaia dei profughi partiti in marcia da Budapest venerdì mattina. Non è che abbiano fatto centinaia di chilometri a piedi: già il governo ungherese (anche se poi è tornato a fare la voce grossa: «Non lo faremo più») aveva messo a disposizione venerdì pomeriggio novanta pullman per trasportarli. Poi ci sono stati semplici cittadini di Budapest che si sono offerti di accompagnarli in auto.
Segnali di solidarietà che rompono il senso di indifferenza che aveva addormentato l’Europa su questo dramma epocale. Ora c’è una reazione collettiva contraria. La squadra di calcio del Real Madrid ha promesso di donare un milione di euro. Il primo ministro finlandese Juha Sipila, ha detto di voler ospitare alcuni profughi nella sua casa di campagna. Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue, ha voluto riconoscere a Roma come un senso di primogenitura. Dicendo al Tg1: «L'Italia mi ha reso orgogliosa in questi mesi, è riuscita a dare solidarietà e accoglienza, è stata un modello».
LE DIVISIONI Ma l’Europa soffre ancora le sue divisioni. In Lussemburgo si è svolta una due-giorni tra i ministri degli Esteri della Ue. I “quattro del no” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) insistono ancora nel respingere le quote di migranti da distribuire. La Germania chiede un vertice urgente tra i premier, perché prevede già che la plenaria di Strasburgo di mercoledì prossimo, quando Jean Claude Juncker presenterà il piano di emergenza, si possa concludere in un nulla di fatto.
Anche se l’attenzione ora si è spostata sull’Europa centrale, continuano gli sbarchi e i salvataggi nel Canale di Sicilia: in un giorno, altri settecento profughi soccorsi. Un neonato è morto su un barcone che dalla Turchia portava dei profughi in Grecia. Perché ieri è stato anche un giorno di festa, ma per questa tragedia non c’è pausa ai lutti.


Dall’altolà a «benvenuti da noi» il ribaltone della Cancelliera. Il 16 luglio la Merkel fece piangere una 14enne palestinese: non c’è posto per tutti. Il motivo del cambio di linea: mostrare un ruolo di leadership per sé e il Paese.

Se noi diciamo “Ok, potete venire tutti” e poi non siamo in grado di gestire questo, alcuni dovranno tornare indietro, non possiamo accogliere tutti»: così Angela Merkel, 16 luglio 2015, alla quattordicenne palestinese che vorrebbe studiare in Germania e che scoppia in lacrime. «Abbiamo chiare basi giuridiche che derivano dalla nostra Costituzione. Il diritto fondamentale all’asilo non fissa un limite al numero di chi lo richiede. Come Paese forte ed economicamente sano abbiamo la forza di fare ciò che è necessario»: sempre la cancelliera, intervistata dalla Berliner Morgenpost, ieri, 5 settembre 2015. Tra una Merkel e l’altra corrono cinquanta giorni. Che cosa è successo in meno di due mesi, che cosa ha spinto la Bundeskanzlerin a questo testacoda? La risposta è nella volontà di mostrare capacità di leadership, per sé e per il Paese. La Germania, dopo aver costretto la Grecia a bere l’amara medicina dell’austerity, vuole mostrarsi superpotenza sì, ma umanitaria. Non è casuale il riferimento della cancelliera alla Costituzione, quella Legge Fondamentale che all’articolo 1 dice: «La dignità della persona umana è inviolabile». La Repubblica Federale nacque dal ripudio del nazismo negatore dei diritti umani. E ora, di fronte alle immagini dei profughi ammassati negli stessi luoghi nei quali venne consentito di passare, un quarto di secolo fa, ai tedeschi dell’Est in fuga dalla dittatura della Ddr, di fronte alle foto del piccolo siriano annegato, Berlino si costituisce avvocato dei fuggiaschi.
Nel ’92, quando a Est (ma anche a Ovest) bruciarono gli ostelli per i profughi, Kohl optò per una interpretazione restrittiva del diritto d’asilo. All’epoca, il flusso riguardava principalmente la Germania. Oggi invece tocca tutti noi, dal Mediterraneo ai Balcani. Una promessa di accoglienza così esplicita come quella fatta ieri è un motivo in più per chi punta a mettersi in marcia verso la Ue, possibilmente con la Germania come meta finale. Avverte la cancelliera: «Tutta Europa, in proporzione alla capacità economica e alla grandezza di ciascun Paese, è chiamata a rispondere».
LA CSU PROTESTA
Non è la prima volta che la leader venuta dall’Est, spesso accusata di immobilismo, lascia poi senza parole i concittadini e il mondo. Decisa sostenitrice dell’atomo ai tempi di Kohl (come ministra dell’Ambiente), dopo l’incidente di Fukushima, nel 2011, annunciò dalla Cancelleria che la Germania avrebbe abbandonato progressivamente l’energia atomica. Merkel, che si muove in un mondo post-ideologico, ha scandalizzato la vecchia guardia del suo partito abolendo la leva obbligatoria e promuovendo misure a vantaggio delle donne single. La sua Cdu non è più da tempo un partito conservatore. Il suo potenziale avversario, la Spd, oggi partner nel governo di Grande Coalizione, non sa a che santo votarsi. Il metodo merkeliano consiste nel rubare i temi all’avversario, perché la fuga di elettori scontenti del proprio partito verrà più che compensata da voti provenienti dal campo opposto. Fin qui ha funzionato. Il passo che la cancelliera ha fatto in queste ore però è più che coraggioso: è temerario. I tedeschi hanno risposto in un modo che fa loro onore e che rappresenta il meglio della tradizione di civiltà, umanità e organizzazione della Repubblica Federale: i profughi sono stati accolti alla stazione di Monaco con le note dell’Inno alla gioia, hanno ricevuto applausi, cibo, conforto. Ma la tensione cova, fin nella maggioranza di governo: la Csu, gemella bavarese della Cdu, attacca Merkel. Sono passate appena due settimane dagli scontri anti-immigrati vicino a Dresda. A parte le manifestazioni virulente degli estremisti, nel Paese profondo, il popolo delle birrerie, serpeggia il malcontento. Bernd Lucke, già fondatore del partito anti-euro AfD e ora di un nuovo gruppo politico, chiede di ridurre a un terzo il numero dei profughi. Il capolavoro della cancelliera, finora, è stato quello di tenere a bada queste tensioni: in Germania l’estrema destra è assente dal Parlamento da decenni e i populisti hanno sfiorato ma non superato la quota del 5 per cento. La politica di accoglienza potrebbe ribaltare questo quadro. Anche per questo Berlino ieri rassicurando l’Ungheria ha detto che «l’apertura delle frontiere è un’eccezione». Il passo di ieri è comunque epocale. La Germania rischia: può permetterselo. Il problema è che ciò che essa decide finisce per imporsi a un Continente intero.

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