VASTO. Termoli rivendica una fermata almeno del Frecciarossa, Vasto e San Salvo, invece, attendono da Roma il semaforo verde per il Frecciabianca. A stagione delle vacanze all’epilogo sono i treni il cruccio di cittadini e amministratori pubblici delle due cittadine. Ora che ufficiale diventa il transito del Frecciarossa fino a Bari (ma con velocità ridotta da Bologna in giù) , si riapre la partita del Frecciabianca: a Giulianova l’hanno vinta, a Vasto e San Salvo, invece, non ancora. Il 25 agosto scorso, complice la visita all’Aquila del premier Renzi, il tavolo tecnico romano nella sede delle Ferrovie è di fatto saltato, facendo fare la voce grossa al sindaco di San Salvo.
Se l’è presa con la Regione Abruzzo, Tiziana Magnacca, che ha accusato il governatore, Luciano D’Alfonso: solo promesse, fino ad ora, le sue, ma di progetti veri, per ottenere la fermata del Frecciabianca, ancora niente di concreto. Il sottosegretario alla presidenza, Camillo D’Alessandro, in precedenza chiamato in causa dagli operatori turistici del Vastese, lo ha ribadito: Vasto e San Salvo la fermata l’avranno l’anno prossimo e il centrodestra bene farebbe a tacere, visto che, negli anni della giunta Chiodi, nessuno ci ha nemmeno provato. Da Roma l'hanno fatto capire peraltro chiaramente: per fermarsi alla stazione di Vasto-San Salvo ci vogliono garanzie precise, flussi certi di vacanzieri e clientela business tali da giustificare la sosta prima e dopo Pescara in un’altra località abruzzese. Altrimenti meglio ripiegare su Termoli. Nella cittadina molisana, 27 chilometri da Vasto, che il suo Frecciabianca ce l’ha già, guardano ora avanti: ingiusto, sostiene l’Adoc, l'associazione dei consumatori, escludere il Molise dalle soste del Frecciarossa. A D’Alfonso e D’Alessandro, ma, soprattutto, a Comuni e associazioni del Vastese, il compito di presentarsi al prossimo tavolo romano con il jolly.