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Data: 11/09/2015
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
L'Aquila: niente aumenti, stato di agitazione alle municipalizzate

L'AQUILA - Stato di agitazione e scioperi in vista da parte degli oltre 430 dipendenti delle società partecipate del Comune dell’Aquila. L’atto di indirizzo per il prossimo triennio che le società dovranno adottare entro settembre, cristallizza i contratti al 2012, denunciano con veemenza i sindacati. Questo significa niente scatti salariali, come avverrà invece nel pubblico impiego, e niente premi di produttività. Con perdite nette in media di 300 euro al mese di mancati aumenti di stipendio.

Le disposizioni contenute nel testo deliberativo riguardano le società in house dell’ente comunale, vale a dire l’Aquilana società multiservizi (Asm), l’Azienda per la mobilità aquilana (Ama), l’Azienda farmaceutica municipalizzata (Afm), il Centro turistico del Gran Sasso e il Servizio elaborazione dati (Sed).

L’atto prevede l’obbligo, per le società partecipate, di predisporre un Piano previsionale aziendale riferito al triennio 2015-2017, redatto sulla base di obiettivi strategici che fanno riferimento al contenimento dei costi del personale, al raggiungimento del pareggio economico finanziario, al miglioramento della qualità del servizio e alla reciproca collaborazione, onde usufruire della sinergia dei costi, con particolare riguardo agli acquisti, ai servizi e al personale.

"L’atto di indirizzo è illegittimo perché in contrasto con la norme contrattuali nazionali – spiega Rita Innocenzi, segretario generale Cgil funzione pubblica - ed è un caso unico in Italia. Dalla prossima settimana partirà lo stato di agitazione, ma se i vertici delle società partecipate dovessero procedere nell’adozione dell’atto ci saranno anche ricorsi al Tribunale amministrativo regionale".

Tuona Domenico Fontana segretario provinciale Cgil trasporti: "Non si pensi che il risanamento lo debbano pagare solo i lavoratori. Noi abbiamo molte critiche da fare ai vertici aziendali, anche se riconosciamo che forse non fanno altro che obbedire ai diktat della politica".

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