L’AQUILA L’accordo è quasi raggiunto ed entro il mese sarà operativo, tant’è che dal primo ottobre sarà in vigore: un contratto unico e nuovo per i dipendenti di Tua, che tiene dentro gli ex di Arpa, Gtm e Sangritana. L’ostacolo più difficile, quello del confronto con i sindacati, è stato superato ieri mattina in un incontro che ha preceduto l’ingresso e la presentazione ufficiale di trenta nuovi assunti della società di trasporto pubblico abruzzese, «arruolati con concorso pubblico», ha tenuto a sottolineare il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, e i primi assunti direttamente dalla nuova società. «Alla sottoscrizione del contratto unico mancano solo piccoli dettagli - ha spiegato il presidente di Tua, Luciano D’Amico - perché gli scogli più grandi sono stati superati». E sono scogli che valgono tanto: una riduzione dei salari accessori per i dipendenti con oltre 25mila euro di salario annuo e il dimezzamento di quello complessivo (quindi con cifre di ben altro tenore) per i dirigenti. In particolare dei 1.600 dipendenti, circa 800 non subiranno decurtazioni dalla stipendio, «anzi, grazie alla riorganizzazione del lavoro - aggiunge Camillo D’Alessandro - per alcuni di loro ci saranno più ore e un aumento in busta paga», per gli altri, invece, l’accordo prevede una riduzione sullo stipendio accessorio (che vale circa il 10% di quello complessivo) in modo progressivo e secondo fasce di reddito: dall’8% per quelli che hanno un reddito di 26mila euro, fino al 30% per quelli che superano i 30mila euro. «Si tratta di cifre di poco conto - continua D’Alessandro - che vanno dai 20 ai 60 euro al mese». Di tutt’altra portata è invece la scure che cadrà sui dirigenti delle tre società fusesi. Lo stipendio massimo, al netto degli scatti di anzianità, dovrà infatti essere equiparato, come imposto dalla Regione, con quello del direttore di dipartimento corrispondente, ovvero 84mila euro annui. Per alcuni dei colletti bianchi dei trasporti significherà rinunciare a decine e decine di migliaia di euro, con punte che superano i cinque zeri (c’è chi prende oggi anche 200mila euro annui). «Tagli e riorganizzazione del lavoro e delle corse, evitando i doppioni - continua D’Alessandro - hanno consentito a società che rischiavano di portare i libri in tribunale, di diventare una grande forza di respiro nazionale, che non licenzierà nessuno dei suoi 1.600 dipendenti e che, anzi, oggi ne assume altri». Dall’accordo con i sindacati è scaturita poi anche la possibilità di svuotare di personale amministrativo gli uffici e ripopolare le strade: un’ottantina di dipendenti saranno infatti impegnati nelle operazioni di controllo, «questo consentirà di limitare l’evasione - aggiunge il presidente D’Alfonso - e allo stesso tempo aumentare oltre agli incassi, anche l’accredito verso il ministero i cui trasferimenti si basano anche sul numero dei passeggeri». L’obiettivo è ambizioso: «Diventare l’azienda leader in Italia» annuncia D’Alessandro e la strada non sembra essere così lunga visto che Tua oggi è la sesta in Italia come chilometri coperti e nona come fatturato. Per mettere davvero in moto il trasporto pubblico, manca però il biglietto unico integrato (oggi disponibile solo su alcune aree): «Entro la fine del mandato ci arriveremo - conclude D’Alessandro - per il momento partiremo a breve con la tariffa unica».