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Pescara, 24/11/2024
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Data: 16/09/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regione in stallo totale Una «norma bavaglio» per riprendere a correre. Consiglio più volte rinviato ieri: tutti i temi caldi restano aperti. La maggioranza cerca scorciatoie, le opposizioni urlano allo scandalo.

L’AQUILA La sorpresa è arrivata in coda all’inno di Mameli, ovvero a un emendamento al regolamento del consiglio regionale che ne doveva prevedere o meno la sua esecuzione ad ogni riavvio dell’Assise. Una questione di forma e rispetto istituzionale, insomma, a cui, quattro minuti prima della scadenza dei termini, il consigliere Camillo D’Alessandro ha legato un subemendamento che di cultura istituzionale sembra avere ben poco.
«LA CLAUSOLA ARROGANTE»

L’opposizione l’ha già definita la «norma bavaglio»: una modifica alle regole che, in sostanza, introduce il voto di fiducia. Tecnicamente si chiama «emendamento d’urgenza», un espediente che consente alla giunta di valutare preventivamente il contenuto e la congruità delle osservazioni mosse dai singoli consiglieri ad un disegno di legge e che quindi dà all’esecutivo la facoltà di chiedere la decadenza degli stessi emendamenti senza che siano discussi. «Una arroganza che non ha precedenti e che viola il diritto all’opposizione costituzionalmente riconosciuto - denunciano in coro Cinquestelle e centrodestra - segno della disperazione di questa maggioranza, della sua scarsa autorevolezza e dello scarso rispetto del consiglio». Domenico Pettinari, che si dice pronto a farsi arrestare per fermare questa norma, parla senza ripensamenti di «regime dittatoriale». «Le regole si scrivono insieme - continuano le opposizioni - non si cambiano con un subemendamento subdolo. Ricorreremo in tutte le sedi: al Collegio per le garanzie statutarie, alla Giunta per il regolamento, alla Corte Costituzionale, alle piazze».
LE RAGIONI DEL CENTROSINISTRA

L’obiettivo della maggioranza, appena uscita dalla «pozzanghera» della crisi con persino Mazzocca seduto sullo scranno del sottosegretario, è chiaro e in qualche modo era stato annunciato: «Non c’è stato un consiglio in questi 14 mesi, nel quale l’opposizione non abbia fatto ostruzionismo - spiega le sue ragioni D’Alessandro - secondo un protocollo che sotto la minaccia di migliaia di emendamenti, portava alla fine al consociativismo della peggiore specie. Avevo tentato qualche mese fa s di aprire un dibattito perché se ne discutesse in commissione Statuto e perché si arrivasse ad una soluzione condivisa per garantire l’agibilità della maggioranza, qualunque essa sia e sarà - continua - ma ero stato attaccato con veemenza, senza contare che da allora l’atteggiamento ostruzionistico non ha avuto mai tregua». Così, d’altronde, è stato anche ieri, con il consiglio cominciato solo a notte fonda e che ha lasciato irrisolti tutti gli argomenti all’ordine del giorno, molti dei quali già in agenda da prima della lunga pausa estiva. Così restano congelate le leggi sulle Province, sull’Isa, sul trasporto disabili, sulla banca della terra, sugli impianti a fune, sulla gestione dei corsi d’acqua e così via. Una Regione immobile, insomma, che la maggioranza spera di sbloccare non appena sarà operativa la «norma bavaglio»: solo per la sua approvazione ci vorranno tre sedute di consiglio, perché cioè la maggioranza qualificata (21 voti) necessaria a validare la modifica, scemi in maggioranza semplice. D’Alfonso e i suoi, però, sono pronti a tutto... «l’Italia chiamò».

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