Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.933



Data: 16/09/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi promette ancora. Via Imu e Irap agricole. Il presidente del Consiglio infiamma così la platea della Coldiretti all’Expo. Legge stabilità da 27 miliardi con digital tax. Data unica per pagare le tasse

ROMA In democrazia si litiga e si discute ma «non si parla male del proprio Paese». Per Matteo Renzi, è un principio ineludibile e coglie ogni occasione per criticare «una mentalità dura a morire». Ieri a Milano aveva davanti gli agricoltori della Coldiretti per la giornata nazionale allestita all’Expo. Ha ricordato come l’export sia in buona salute, «i nostri vini migliori di quelli francesi ma loro ne parlano bene», cibo e territorio «ambasciatori di un settore che punta sulla qualità e sta vincendo la sfida». Per questo si «può parlare male del governo ma quando si parla dell’Italia, bisogna smettere di sputare addosso al nostro Paese». Cita così l’Expo che «per alcuni doveva essere un fallimento» ma nell’ultimo sabato segnalava «270mila visitatori in fila» (giornata record di afflusso). Agli addetti di tutta la filiera dell’agroalimentare, chiede di crederci, mettendo sul piatto l’impegno dell’esecutivo. «Il prossimo anno l’Imu sui terreni sarà cancellata e anche sull’Irap agricola avete ragione: non si pagherà più, con Padoan abbiamo trovato le coperture e sarà nella legge di stabilità». Un taglio quantificato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina in circa 1 miliardo, «un impegno senza precedenti per il sostegno al reddito degli agricoltori italiani». E per semplificare la macchina burocratica del fisco c’è anche l’ambizioso progetto della data unica in cui pagare le tasse: Le novità fiscali sarebbero però ancora più ambiziose. L’idea è quella di un taglio «con il machete» delle scadenze per il pagamento delle tasse, fino ad arrivare ad una data unica per tutte le imposte locali e sui redditi. Una vera e propria rivoluzione che si tenterà di attuare proprio con la legge di stabilità o che al limite si rimanderà ai provvedimenti immediatamente successivi. Il pacchetto fisco, al quale il governo sta lavorando, sarà dunque consistente con il taglio previsto sulla Tasi prima casa per tutti, dell’Imu sui macchinari per le imprese e gli sgravi sulle assunzioni. Una manovra salita a 27 miliardi, condizionata da alcune poste obbligate come la sterilizzazione delle accise e dell’Iva, il rinnovo dei contratti pubblici e l’indicizzazione delle pensioni. Confermata la nuova “digital tax”, che dovrebbe garantire coperture a regime tra i due e i tre miliardi di euro. Secondo il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, potrebbe entrare in vigore già nel 2016 «considerato che può dare un contributo importante in termini di gettito», per finanziare la riduzione fiscale cui il governo sta lavorando. Riguarderà i colossi online ma più che una tassa sarà una norma antielusione per i grandi gruppi come Google e Facebook con sede all’estero, ai quali sarà applicata una ritenuta alla fonte del 25 per cento operata da banche e intermediari. Dal 30 settembre in poi l’Agenzia delle entrate avrà poi a disposizione i volumi della voluntary disclosure, la denuncia dei capitali detenuti all’estero. Su questi non ci sarà lo scudo una tantum, come nelle occasioni precedenti, ma si dovranno pagare tutte le tasse con uno sconto sulle sanzioni. Sul gettito e le riduzioni fiscali annunciate nella prossima legge di stabilità si concentrano le attenzioni del Tesoro. Nei primi sette mesi del 2015 c’è stato un incremento dell’1,4 per cento sulle entrate fiscali e contributive, riconducibile alla Tasi a regime, che però dal prossimo anno sarà sensibilmente ridotta. Buone notizie arrivano anche dal finanziamento del debito. «Questa prima parte dell’anno è stata estremamente positiva - ha detto Maria Cannata, direttore generale del Debito pubblico del ministero del Tesoro - il fabbisogno è calato in modo significativo, forse anche per effetto delle riforme». L’Italia dunque ha sfruttato «il sentimento positivo dei mercati nei primi mesi, cogliendo la possibilità di finanziare il deficit con emissioni a rendimenti inferiori». Presto per quantificare gli effetti della frenata cinese sugli investimenti nei nostri titoli pubblici ma secondo Cannata c’è già «un ritorno degli investitori sui nostri bond dal Giappone, molto confortante perché è un riconoscimento dei progressi fatti dall’Italia».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it