L'AQUILA La «pozzanghera», come l'ha definita il presidente D'Alfonso, sarà stata pure prosciugata, ma la maggioranza deve stare attenta alla «stagione delle piogge ». Perché i rapporti tra i diciotto consiglieri e assessori di centrosinistra, sono tutt'altro che chiariti e, come ha dimostrato la fronda Aventiniana guidata da Gerosolimo, la legge elettorale lascia margini difficili di gestione. Altro che «norma bavaglio» e ostruzionismo: la vera insidia alla «Regione facile e veloce» viene anche e soprattutto dai ritrovati compagni di banco. Così, ad esempio, è stato anche ieri mattina, quando al termine dell'ennesimo consiglio fiume, in Aula è arrivato (ed è stato approvato) un testo di un disegno di legge che riguarda i settori della sanità e dell'istruzione, ma che aveva il parere contrario (tanto da portare alla loro astensione dal voto) degli assessori competenti. Silvio Paolucci e Marinella Sclocco, in verità, ci avevano provato anche in sede di commissione a correggere quel testo sul Dsa (cioè coloro che soffrono di disturbi di apprendimento), proponendo emendamenti (tutti bocciati) e sottolineando come poco più di un mese fa (il 25 luglio per la precisione) la Regione aveva recepito l'accordo Stato-Regioni che disciplina la materia. I firmatari della proposta di legge su cui spiccano Donato DiMatteo e MarioOlivieri (oltre a rappresentanti dell'opposizione), però, non hanno voluto sapere ragione e ai due assessori di riferimento hanno fatto ritrovare il testo direttamente in aula. «Provvederemo a fare degli emendamenti - annuncia l'assessore Sclocco - per correggere il tiro a questa legge che, seppur positiva negli intenti, entra in contrasto con l'accordo sottoscritto con lo Stato». Non va in particolare il sistema di accreditamento autonomo delle strutture per i Dsa (quando esiste la legge 32, che già disciplina il settore), i criteri di assegnazione dei relativi fondi (100mila euro) e soprattutto il fatto che la legge rischia di essere impugnata dalla Consulta, tanto più che la Regione è ancora commissariata e non può essere il consiglio a decidere. La mano destra che non sa quel che fa la sinistra, insomma. «La legge non ha avuto neanche la verifica degli uffici - conclude la Sclocco - bisognerà rimetterci mano».