Il Campidoglio ha ufficialmente dichiarato guerra ai così detti portoghesi - che in questo caso non sono gli abitanti del Portogallo bensì, in gergo, i furbetti che salgono sugli autobus Atac della Capitale senza fare il biglietto. Ma cosa ne pensano i diretti interessati, cioè i conducenti e controllori dell'azienda? Il Tempo è sceso in strada per una vox populi tra i lavoratori dell'Atac, per chiedere loro un parere sulle proposte del Comune. Le opinioni raccolte sono state assai diverse tra loro, eppure unanimi su un punto: obbligare i passeggeri a salire dalla sola porta anteriore per permettere all'autista di controllare i biglietti è semplicemente impossibile. «Si perderebbe troppo tempo, per ripartire da una fermata ci potrebbero volere anche cinque minuti», dice Francesco, subito supportato dal calzante esempio di Fernando: «Prendete la linea 20 che va all'Università di Tor Vergata. Su quei bus salgono anche 40 persone alla volta; ve lo immaginate quanto ci vorrebbe a controllare i biglietti?». A rincarare la dose ci pensa Giuseppe, secondo il quale «si bloccherebbe pure il traffico, visto che a Roma lo spazio per la sosta del bus è spesso occupato da macchine private. Stare cinque minuti fermi in mezzo alla strada per controllare i biglietti è impensabile». Per qualcun altro, come Laura, questa soluzione sarebbe invece pensabile, ma solo in presenza di una «frequenza di corse alta e regolare, e questo non è il nostro caso». Unica voce fuori dal coro è quella di Ilio: «A me starebbe bene, così invece di fare 6 corse a turno ne faccio una sola. Ovviamente scherzo…".
Più variegati i pareri sull'altra proposta del Comune, quella cioè di reimpiegare il personale amministrativo nelle mansioni di controlleria. «È un'ottima idea!», esclama entusiasta Valentina, alla quale si unisce subito Giulio: «Anche io sono d'accordo. Anzi, estenderei l'iniziativa ben oltre il Giubileo…». A raffreddare gli entusiasmi arriva però Massimo, per il quale «sarebbe una cosa inutile. Il problema non è il controllo, ma gli scarsi strumenti di cui dispone un controllore. Spesso i portoghesi, una volta stanati, forniscono delle generalità fittizie e chi controlla non può fare altro che una multa a vuoto». «È vero - puntualizza Riccardo. Di più: io trasformerei i conducenti stessi in polizia amministrativa. Oggi, in sei ore di turno, mai ho sentito sul mio autobus il rumore della macchina obliteratrice. E io non ho potuto fare niente».
Esaurita la discussione su questo punto, si passa dunque alle proposte. Pietro e Antonio, per esempio, hanno ben chiaro cosa fare per rinfoltire il numero di controllori sulle linee Atac: «Poiché quello dell'autista è un mestiere usurante, sarebbe utile se i conducenti, una o due volte a settimana, vestissero i panni del controllore», dice Pietro, subito sostenuto da Antonio: «Così si avrebbero due vantaggi: più controllori e autisti più riposati». "Impossibile - dice criticamente Sergio - Già oggi i conducenti non sono sufficienti a coprire l'intero servizio…Si potrebbe invece fare la stessa cosa con chi non è più idoneo alla guida o in aspettativa». Interessante l'idea di Flavia, che propone di «far vendere i biglietti anche ai conducenti, considerato che molte persone non fanno il biglietto semplicemente perché non hanno una tabaccheria a portata di mano»; e ancor di più lo è quella di Matteo: «a Venezia i biglietti per il bus li vendono anche negli alberghi: facciamo come loro». La soluzione più gettonata, però, resta quella di recuperare il buon vecchio bigliettaio che, fino a una quarantina di anni fa, svolgeva egregiamente il suo lavoro dal retro dell'autobus, come ricorda l'anziano Giovanni: «Era un tempo in cui tutti facevano il biglietto e nessuno si lamentava, perché c'era senso civico e onestà». Tanto tempo fa, quando i portoghesi di oggi non erano ancora nati.